Universo sparso è una raccolta di poesie che va dal 1985 al 1990. Periodo segnato da due grandi spostamenti. la vita militare porta lo scrittore a Udine, esattamente dieci anni dopo il grande terremoto del 1976. E il legame oramai consolidato con una ragazza di Lecce che poi diventerà sua moglie, lo porta a conoscere il Salento. I viaggi allontanano di molto i legami familiari e natali fra l'Abruzzo e Roma. In questi contesti è costretto a ricomparire, con pulsioni e sentimenti nuovi. quindi la raccolta, oltre alle geografie consuete per tutti i libri dell'intera collana Poesie dell'aia, si arricchisce dei due nuovi capoluoghi visitati e suscitatrici di altre grandi sensazioni. Il libro, quindi, riunisce le tre esperienze e diventa molto ampio sia nei contenuti che nel numero dei componimenti. L'esperienza a Udine è molto limitata, contrariamente a quella vissuta in Salento, dove egli ricerca il retroterra del suo nuovo amore, ma soprattutto viene a conoscenza di una frontiera multietnica e sovversiva per la sua rigida concezione sociale. La frontiera del nordest l'aveva facilmente interpretata, anche per il peso della divisa, il Capo Salentino lo imprigiona in un recinto mentale che è costretto ad preservare per creare una affettività vera con i territori e con la gente. Questa revisione lo porta a tornare a Roma con visioni nuove e costruttive. Da una parte il filone tracciato della poesia sentimentale ed amata viene ripreso e portato a termine, dall'altra la profonda rottura tra il Sud e il Nord, ravviva la poesia di protesta e rivendicativa, dei Quaderni giovanili. Ma la grande innovazione avviene nei momenti di ritorno nel suo entroterra ed è qui che, oramai una poesia concreta e matura, sfoggia componimenti lunghi e significativi. Scrive, infatti, in contemporanea Viste nascoste, altro libro della stessa collana, e i tre poemi, Laga, Novembre e La signora del Castello. Universo sparso, allora è un libro concepito da Nord a Sud dell'adriatico, sui treni e nelle stazioni, simboli di quell'Italia distrutta e poi assoldata. Ambienti vitali che gli avevano tolto lo slancio giovanile e la felicità. La paura del colpo di Stato era un'antica frase ripetuta nella mente che non si era mai concretizzata militarmente, ma che si era manifestata economicamente e socialmente. Erano cadute le pretese della scienza e della tecnica e soprattutto si viveva la fine della politica idealista per la democrazia. Sorge la necessità di vivere con il poco e con quel poco progettare il domani. Ma non era facile. Per chi crebbe con una certa fiducia nell'uomo in quel periodo dovette attenersi a delle pesanti rinunce. La poesia diventa quasi un dramma, perde la naturale bellezza della contemplazione che si era espressa massimamente negli altri libri della stessa collana e se il dolore prima era una cosa endogena, adesso diventa impalpabile esteriorità. Ma le poesie devono essere espressive. Si ricorre allora alla magia del linguaggio, che non manca all'autore, trovandosi già a una fase avanzata del componimento. Più lo stile diventa ipermetrico e più i significati ermetici. Segreto questo che da una musicalità e una allegoria non comune, non facile da raggiungere. Il lirismo è sovrastato da visioni coatte che ingenerano un romanticismo incantato e pauroso, ancora in auge nei tempi moderni. Quale di questi luoghi dovrà prevalere è difficile dirsi, ma la paura, che in altri libri della raccolta, si presenta come degenerazione naturale, qui è nell'uomo e dentro l'uomo. E evidente che siamo sulla porta della metafisica, ma né il lettore e ancora meno l'autore tenta di sfondare. Il lettore perché teleguidato dal piacere della lettura poetica. L'autore perché rimanda a un altro componimento, Isole di guerra, in cui l'oltre e Dio si combattono negli accadimenti della Guerra del golfo. Con questi ultimi libri la collana Poesie dell'aia va verso l'esaurimento, nuove forme poetiche prendono il via non avvicinabili nelle carature minimame