Nella società si è radicato il concetto di "talento" come se fosse un qualcosa di innato, una dote preziosa del Dna, è una forma mentis limitante che in questi ultimi anni è stata messa in dubbio da tantissime ricerche neuroscientifiche, a questo proposito vi invito a leggere i lavori di Geoff Colvin, di Anders Ericsson e Benjamin Bloom.
Per realizzare il nostro potenziale non basta il talento, lo studio, ecc., il fattore che ci consente di sfruttarlo al meglio è la pratica.
Detto così sembra tutto molto semplice, verrebbe quasi da dire: "cosa ci vuole, basta fare pratica", nella realtà la cosa più difficile per gli esseri umani è quella di cambiare le proprie convinzioni o abitudini che portano a pensare: "perché cambiare se si è sempre fatto così" oppure "perché cambiare se in precedenza ha sempre funzionato".
Questo approccio rivoluzionario comunica un messaggio semplice ma alquanto potente: "Noi siamo il frutto dei nostri pensieri". La genetica ha la sua importanza ma non possiamo affidarle il ruolo di differenziare chi è intelligente/dotato e chi no.
Ogni giorno compiamo delle scelte con il partner, i figli, al lavoro o con gli amici, tutte queste azioni che introduciamo generano delle conseguenze che ci piaccia o no.
Se pensiamo che i talenti sono legati all'essere di una persona e li vediamo come una caratteristica innata, ci comporteremo di conseguenza andandoli a cercare negli altri o a ritenerci infallibili se li vediamo in noi. Se diversamente pensiamo che i talenti siano delle capacità che si possono acquisire e sviluppare agiremo di conseguenza promuovendo la crescita.
Personalmente sono rimasto molto colpito dagli studi della professoressa Carol Dweck, come afferma nei suoi testi, il successo personale è strettamente legato alla forma mentis che può essere statica o dinamica (nella prima si tende a pensare che il talento è innato e nella seconda si crede che debba essere "allenato").
Una corretta forma mentis non è utile in campo lavorativo ma in tutti gli aspetti della nostra vita, ci aiuta ad affrontare le sfide e a gestire i fallimenti.
Una approccio sbagliato può impedirci di sviluppare al pieno il nostro potenziale e questo non accade perché abbiamo il destino contro ma per il fatto che siamo noi i primi a porci come un ostacolo, e nella maggior parte dei casi non ce ne accorgiamo.
Un mindset adeguato consente di raggiungere importanti traguardi anche nella sfera lavorativa, possiamo avere tutti gli studi di questo mondo ma se alla fine non ci approcciamo nel modo giusto con il cliente non otteniamo dei risultati.
È possibile cambiare, nulla secondo la mia visione imprenditoriale è immutato, basta osservare la natura per accorgersi che il cambiamento è un fattore costante, ma richiede fatica e impegno... non è sufficiente volerlo bisogna anche dimostrarlo e in primis a noi stessi.