"Storie incise su pietra di tufo" di Luigi Sica e per interposta autrice Nicodema Nastreno, non è un romanzo autobiografico, sebbene il materiale narrativo, i personaggi, i pensieri del narratore siano profondamente radicati nella sua biografia. Egli non racconta la sua vita, o parte di essa, bensì, ha estratto dai suoi materiali biografici un senso, che la semplice esposizione di essi non avrebbe determinato. La trasposizione letteraria, ossia l'elaborazione stilistica e la composizione degli episodi secondo un preciso disegno, è la chiave di volta dell'operazione dell'autore ed è a essa, alla letteratura, che l'autore affida il messaggio da consegnare al lettore. Il leit-motiv del romanzo, che è molto psicologico e introspettivo, é la narrazione di diverse anime, in ogni loro sfaccettatura, in ogni loro dimensione: emotiva, sentimentale, etica, civica, non disgiunta da quella politica. L'incontro o lo scontro con il razionale e l'irrazionale, allocato nelle menti e negli inguini del corpo umano, nella vicenda di zia Letizia e delle sue due nipoti è usato dall'autore per dare ragione a tutta la sua narrazione. Il suo racconto identitario attraversa lo spaccato della società odierna in tutti i suoi fasti e nefasti, partendo dalla realtà del sud partenopeo, fino ad allagarsi a macchia d'olio alla nazione, all'Europa, al mondo intero, globalizzato dai mercati e dalle banche, così come gli animi! Potremo definirlo, perciò, un romanzo di protesta, il romanzo di un indignato che ha creduto, ha inseguito quegli ideali di lotta, di libertà e di uguaglianza sociale, agognati da tanti di noi, per mezzo secolo e che si sono sciolti oggi nel cosiddetto lavoro liquido, così come il pensiero. Solo nell'epilogo finale l'autore svela quella che per lui è una verità ineludibile, l'unica cui affida la missione salvifica per l'intera umanità l'Amore, quello con l'A maiuscola, che, salvando i due protagonisti, può salvare l'intera umanità. Il romanzo ha, perciò, una caratteristica unica: parla direttamente al lettore con linguaggio crudo, non gli fornisce solo insegnamenti, conoscenze, divertimenti o strumenti concettuali di raffinata elaborazione ma mostra anche le forme, le norme in base alle quali, ognuno secondo le sue qualità, competenze, sensibilità e intelligenza, può attivare in sé un processo di sottrazione al nulla, senza disattivazione dal dolore, senza superare in una sintesi superiore e utopica le antinomie costitutive dell'essere-al-mondo, senza ricadere nelle spire della trascendenza religiosa o della teleologia storica. E', in estrema sintesi, la storia di un incontro di una vecchia donna con due sue nipoti che si rivedono dopo lunghi anni, trovandosi a ripercorrere le loro vite in una modalità così confidenziale da ripercorrere quell'antico uso del 'mormorio' veramente liberatorio, aggregante e adattivo, che abbattendo perniciosi steccati culturali, svela, finalmente, a loro stesse, un rinnovato concetto di ricostruiti affetti familiari, Alla fine, come misterioso convitato di pietra, compare una quarta donna che avendo intrapreso un coraggioso percorso di vita, regala alle due più giovani donne, una simbolica chiave, per divenire finalmente quelle che sentono di essere veramente dentro e liberarsi, una volta per tutte, delle loro prigioni psicologiche e fisiche.