About the Book
Osservo con attenzione la scatola di cartone. Dentro ci sono sei bicchieri di cristallo a forma di diamante. Nell'immagine sulla confezione hanno aggiunto fragole e una bottiglia di Champagne. Sei bicchieri. Forse li voglio, sono così sfaccettati e brillanti. La porta del negozio si apre, entra una coppia. Finisco di spolverare la scatola e mi avvicino ai clienti. Sono le sette di sera. Fra poco stacco dal lavoro e finalmente potrò andare all'aperitivo. Sono nervosa, è una settimana che Antonella insiste con questo corso di Tango: "Dai che conosciamo qualcuno, dai che ci si diverte, dai che così ci muoviamo..." Mah, non vedo cosa c'era di male nel club di discussione del cinema europeo. A me piace un sacco, tutti i lunedì sera un bel film e poi il dibattito; spesso qualcuno portava anche da bere, ma lei dice che si addormenta. Voglio bene ad Antonella, è una cara amica. Mi è stata accanto dopo l'ultima ennesima storia andata in fumo con quel idiota che credevo fosse il principe azzurro. Siamo diverse, ma la sua presenza è preziosa. E allora Tango. Tutti gli orologi del negozio segnano le sette e mezzo. Chiudo alla velocità della luce e corro a casa. Carezzina a Simon Le Bon, il gatto, due crocchette, cambio rapidissimo, zainetto con scarpe pulite, spazzolata di capelli, chiavi macchina, chiavi casa, cellulare, borsa. Quando arrivo al bar Antonella è lì con Chiara, una sua amica. "Ciao Ragazze"Antonella si alza gesticolando, "Ciaooo Elena, ti abbiamo ordinato lo Spritz.""Grazie, mi ci vuole proprio. Ciao Chiara, come stai?""Tutto bene, grazie, allora sei pronta? "No" - rido"Bevi che dobbiamo andare""Si, ok. Io ho portato delle scarpe da ginnastica, con il tacco non sono mica capace""Non ti preoccupare, c'è tempo per i tacchi".E' Chiara che ha proposto ad Antonella di fare la prova del corso di Tango Argentino. Lei frequenta da un po' di mesi ed è entusiasta, così stasera porterà noi a provare. Antonella si è già comprata le scarpe da ballo, io sono un po' più scettica; non che sia un tronco di quercia, però nemmeno un fuscello di giunco... ecco, diciamo che sono più un ramo di pino. Bevo lo Spritz d'un fiato e andiamo. Saliamo sulla mia macchina. La palestra è a dieci minuti. Siamo tutte e tre single, e tutte e tre abbiamo collezionato un buon numero di fallimenti amorosi. Chiara e Antonella sono divorziate con figli grandi, io nemmeno quello. Una lunga convivenza mai sfociata in matrimonio e una serie di storie deprimenti. Nessun figlio tranne Simon le Bon, il gatto che divide la vita con me da sette anni, e, visti gli ormai 45, mi accontenterò dei miei nipoti, i due splendidi gemelli di mia sorella, che per le feste mi riempiono la faccia di baci e di mani appiccicose. Arriviamo alla scuola di ballo. Sono le nove e dieci, siamo in anticipo, il corso inizia alle nove e mezzo, gli insegnanti sono già in sala che finiscono il corso intermedio. La scuola è carina, l'ingresso è piccolo con un bancone colorato; ci accoglie una segretaria giovane. Sulle pareti ci sono quadretti raffiguranti vari balli, molte bandiere del Sudamerica e foto di Cuba. Prima di andare nello spogliatoio diamo una sbirciatina ai maestri che ballano. Che meraviglia! La musica è retrò, mi fa venire in mente le giostre di quando ero piccola; e loro sono incredibili, si muovono così leggeri, come se pattinassero. "Antonella, ma sei matta? Non ballerò mai cosi!""Eh dai Elena, non fare la solita negativa, loro sono i maestri""Si ma guardali, sono piume, e lei balla su dei tacchi altissimi; io mi spezzerei la caviglia solo a indossarli""Uh, che noia, dai vieni a cambiarti"Nove e trentacinque, tutti in sala. I maestri si presentano. Il corso è iniziato a settembre ma danno comunque la possibilità di provare: nel caso fossimo in tanti, dicono che ci divideranno in gruppi. Siamo in sei nuovi stasera, più una decina di coppie che già studiano da un paio di mesi. Non ho ancora mosso un passo e già mi vergogno.