Il deserto fa da cornice al viaggio e rappresenta lo spazio senza confini e senza forma che la sabbia e il vento plasmano in continuazione creando sempre nuovi orizzonti mutevoli ed indefiniti. Un luogo senza tempo che è lì ad esaltare con la sua presenza le idee ed il fluire del racconto dei due protagonisti che animano questi scenari sfumati, indecifrabili ed inquietanti. Il Piccolo Principe è ritornato più vecchio ma anche con un bagaglio più ricco di esperienza e di saggezza e si trova a parlare in questo saggio-racconto, con uno sconosciuto che ha una forte somiglianza con un suo amico che conobbe quando lui era ancora un giovane Principe. Le idee e i pensieri che i due si scambiano sembrano cavalcare le dune a volte impetuosamente ed altre volte con pacata riflessione, portando il lettore per mano ad affrontare tematiche presenti e future a cui questo saggio-racconto con stile leggero, conciso ed elegante cerca di dare risposte alle domande fondanti che la complessità del mondo moderno ci pone davanti agli occhi sollevando uno schermo che di giorno in giorno diventa sempre più oscuro e indecifrabile ai più, rendendo arduo il lavoro degli studiosi e di tutti coloro che cercano un filo d'Arianna per dare un significato condiviso all'Esistenza e alla nostra presenza sul pianeta. Un'Esistenza che lentamente emerse dall'oscurità illuminandosi di una nuova luce quando la scintilla che nel 1799 scaturì dalla pila di Volta, diede l'avvio all'utilizzo del campo elettrico -dopo pochi anni fu unificato nel campo elettromagnetico- che nei due secoli successivi fece fare un cambiamento epocale e radicale alla vita degli uomini sul pianeta. L'elettricità e le sue infinite applicazioni si diffusero in tutto il mondo trasformandolo in via definitiva e irreversibile. La pila di Volta non fu solo uno strumento che si è evoluto nel tempo e che ancora oggi adoperiamo, ma rappresentò per la prima volta nella storia della scienza un dispositivo in grado di accumulare e generare energia elettrica quando ancora non si sapeva nulla della struttura atomica che fu compresa solo cento anni dopo con la teoria del grande fisico Bohr. La pila è molto di più dell'oggetto che Volta aveva creato e teneva di fronte a sè nei suoi laboratori, si impose fin da subito proprio per le sue proprietà di accumulare e di generare energia elettrica, come uno strumento indispensabile al lavoro dei fisici teorici e sperimentali nei due secoli successivi XIX e XX, offrendo loro una sorgente continua di elettroni che emergevano dl mondo atomico e di studiare in maniera approfondita tutti i nuovi fenomeni elettrici prima ed elettromagnetici dopo, che scaturirono dall' ampio e complesso studio condotto su questa nuova forma di energia.
Una scintilla che Alessandro Volta, rimasto da solo nell'università di Pavia abbandonata dagli austro-ungarici in fuga dopo la battaglia di Marengo, fece scoccare alla presenza di Napoleone per far sparare un cannone a debita distanza. Napoleone da buon generale, ne intravise immediatamente un'applicazione militare e rimase talmente affascinato da questa scoperta che favorì in tutti i modi negli anni a venire lo scienziato Italiano con numerose onorificenze tra le quali anche quella di senatore del Regno d'Italia. Ma in questo saggio -racconto la scintilla assume anche un significato esistenziale e simbolicamente rappresenta la fonte primaria della vita e dei misteri di cui la vita stessa è portatrice.