Núruddín Abdurrahman, figlio di Maulána Nizamuddin Ahmed, e discendente dalla parte della madre da uno dei quattro grandi "Padri" dell'Islamismo, nacque nel 817 AH, 1414 d.C., a Jám, una piccola città del Khorásan, dove suo nonno era migrato da Desht, e da cui il poeta alla fine prese il suo Takhalus, o nome poetico, Jámi. Questa parola significa anche "Coppa"; pertanto egli dice: "Nato a Jám, e immerso nel "Nettare" della Sacra Tradizione, per una doppia ragione devo essere chiamato Jámi nel Libro del Cantico". In seguito fu celebrato con altri titoli di stampo orientale: "Il signore dei poeti", "L'elefante della saggezza", ecc., ma spesso amava chiamarsi "L'antico di Herát". Quando aveva cinque anni ricevette il nome di Núruddín - la "Luce della Fede", e fin da subito iniziò a mostrare tutto ciò che lo distinse attraverso la Vita. Nel 1419, un famoso sceicco, Khwájah Mehmed Parsa, allora nell'ultimo anno della sua vita, veniva portato attraverso Jám. "Allora avevo cinque anni" - dice Jámi - "e mio padre, che con i suoi amici andò a salutarlo, mi fece portare sulle spalle di uno della famiglia e deporre davanti alla cucciolata dello sceicco, che mi diede in mano un mazzo di fiori. Sono passati sessant'anni, e mi sembra di vedere ora davanti a me la luminosa Immagine dell'Uomo Santo, e sento la Benedizione del suo aspetto, da cui viene la mia devozione a quella Confraternita in cui spero di essere iscritto." Jámi frequentò per la prima volta una scuola a Herát; e poi a quella fondata dal Grande Timúr a Samarcanda. Lì non solo superò i suoi compagni negli stessi studi enciclopedici dell'educazione persiana, ma lasciò perplessi anche i dottori in logica, astronomia e teologia; che, tuttavia, con impenitente gravità lo accolsero: "Ecco! Una nuova Luce aggiunta alla nostra Galassia!" Avrebbe potuto restare nel più ampio terreno di Samarcanda, ma al destino piaceva diversamente, e un sogno lo richiamò a Herát. Una Visione del Grande Maestro Sufi, Mehmed Saaduddín Kaschgari, dell'Ordine dei Dervisci Nakhsbend, che gli apparve nel sonno e gli disse di tornare da Colui che avrebbe soddisfatto tutti i Desideri. Jámi ritornò a Herát; vide lo sceicco che discorreva con i suoi discepoli alla porta della grande moschea; giorno dopo giorno passava senza osare presentarsi; ma l'Occhio del Maestro era su di lui; giorno dopo giorno lo avvicina sempre di più, finché alla fine lo sceicco annunciò a quelli intorno a lui: "Ecco! Oggi ho preso un falco nel mio laccio!" Sotto di lui Jámi iniziò il suo noviziato sufi con una notevole devozione. A poco a poco si ritirò, seguendo le istruzioni dei Sufi, in una solitudine così lunga e profonda che al suo ritorno nel mondo degli uomini aveva quasi perso la facoltà di conversare con loro. Alla fine, quando debitamente istruito ed autorizzato cominciò ad insegnare come Maestro Sufi, sebbene dopo essere stato sollecitato da quelli di Herát che avevano di lui una stima elevata; e non prima della sera della sua vita sarà visto con i capelli bianchi prendere quel posto vicino alla moschea che il suo defunto Maestro aveva l'abitudine di occupare.