In un pomeriggio di bassa marea, il signor Isbister, un giovane pittore che si trovava in villeggiatura a Boscastle, uscì con l'intenzione di fare un giro per la pittoresca baia di Pentargen. Giunto a metà della strada scoscesa che conduce alle grotte, si trovò improvvisamente in presenza di un uomo seduto sopra una roccia che cadeva a picco, in atteggiamento di profondo sconforto. Lo sconosciuto teneva le mani mollemente abbandonate sulle ginocchia; aveva gli occhi arrossati e immobili, il volto bagnato di lacrime. Udendo camminare egli si voltò. I due uomini rimasero imbarazzati, e più dell'altro Isbister, che per dissipare quell'imbarazzo, causato dalla sua sosta involontaria, dichiarò con tono di sperimentata convinzione, che il tempo era troppo caldo per la stagione che faceva.
- Molto caldo - rispose l'altro brevemente. E dopo aver esitato un momento, pronunziò con voce spenta: - Non posso dormire. Il volto d'Isbister assunse un'espressione di pietà.
- Davvero? - disse.
- Pare incredibile - riprese lo sconosciuto volgendo lo sguardo su Isbister e sottolineando ogni parola con un gesto della sua mano languente.
- Sono sei notti... Sì, sei notti che non dormo affatto!
- Avete chiesto un consiglio al vostro medico?
- Oh! Sì! Bei consigli davvero! Mi ordina dei sonniferi! Ma le medicine sono buone per la maggior parte degli uomini.... non per me.... Il mio sistema nervoso.... Il mio caso è difficile a spiegarsi.... Io non oso prendere.... sonniferi molto potenti.....
- Ciò aumenta la difficoltà - rispose Isbister, che stava lì, in quella via stretta, sentendosi proprio inutile al suo compagno, chiedendosi ansiosamente ciò che poteva fare. Era evidente che quell'uomo aveva un gran desiderio di raccontare le sue disgrazie. Un'idea, naturalissima in una simile circostanza, permise al giovane pittore di continuare quella conversazione.
- Io non ho mai sofferto d'insonnia - aggiunse con accento marcato - ma ho conosciuto dei casi simili al vostro e so che i pazienti hanno sempre trovato qualche rimedio.
- Non oso più tentar nulla, io.
L'uomo parlava con stanchezza, e dopo un gesto di scoraggiamento, il colloquio rimase per un istante interrotto.
- Se provaste a far del moto? - suggerì timidamente Isbister, e distogliendo lo sguardo dalla dolorosa figura del suo interlocutore, esaminò il suo vestito da turista.
- Ho tentato, e questo tentativo non è stato il migliore. Giorno per giorno ho seguito la costa della Riva nuova. Il moto! Esso non fa che aggiungere la fatica fisica a quella mentale. Questa mia agitazione proviene dallo strapazzo, da un eccessivo lavoro... da un eccessivo dolore. Ha qualche cosa...
Tacque, e parve veramente spossato; poi stropicciandosi la fronte colla scarna mano, riprese come se parlasse a se stesso:
- Sono un lupo selvaggio; un povero essere errante in un mondo dove non ho scopo di esistere. Sono solo, senza moglie, senza figli... Chi ha mai detto che l'uomo senza prole è come un ramo seccato sull'albero della vita? Sono senza moglie, senza figli... Non ho nessun dovere da compiere, nessun desiderio da soddisfare. Eppure c'è una cosa, una sola alla quale avevo finalmente risoluto di attaccarmi... E avevo detto fra me: È necessario, è assolutamente necessario, e, per vincere l'inerzia di questo corpo senz'anima, ricorsi a dei sonniferi. Quanti ne ho assorbiti mai! Io non so se voi sentiate l'opprimente disagio del nostro corpo; così irritante, con tutte le inquietudini che procura allo spirito. Il tempo! La vita! Vivere!... Noi non viviamo che piccole parti di vita! Bisogna mangiare e subir poi la noiosa e bestiale funzione della digestione... con tutti i suoi disgusti. Bisogna prendere aria se non vogliamo che il nostro pensiero si trascini inerte, senza poter librarsi in alto, privo di ogni attività! Mille distrazioni esteriori ed interiori ci richiamano. Quindi poi il torpore, il sonno! Pare che gli uomini non viva