Poesie e canzoni tratte dai quaderni del liceo. Risalenti al periodo giovanile, come tutte le opere della collana. Un periodo lungo, ma scandito da fasi che si rincorrono dal 1976 al 1982. Periodi estivi e festività natalizie costituivano il momento di ritrovo per migranti e studenti che tornavano a popolare il borgo montano. E poi l'allontanamento per motivi scolastici e di lavoro suscitava difficoltà e tribolazioni e stati d'animo di profonda solitudine e nostalgia. La matrice culturale del retroterra costituiva un vero e proprio sbarramento all'innovazione scolastica e ne usciva sconfitta sia perché i soggetti erano all'appannaggio delle innovazioni, della scienza e della tecnologia e il progresso regalava ogni forma di vita agiata e sia perché quegli stessi, privi dell'abbraccio sicuro del retroterra, venivano squalificati ed emarginati da una società selettiva che accettava solo i conformi e i migliori: animi non certo reperibili fra gente cresciuta a contatto di una natura che difficilmente sottostava a compromessi e esteriorità. Vi è nell'autore lo scontro di un animo giovanile che coglie nella scienza la facoltà e la dote di porre rimedio ai tragici fatti sociali del vissuto e di un retaggio familiare intriso di difficoltà pratiche, nonché economiche, che lo allontanano nel baratro della profonda crisi politica del tempo, che ha come apice il rapimento di Aldo Moro. Ma lo scenario più virulento rimane sempre quello mediorientale e la presenza inquietante della superpotenza USA a fianco di Israele contro il mondo islamico. Non è ancora in atto lo svuotamento dell'Africa delle popolazioni indigene, ma certamente quelle erano le premesse e un giovane sicuramente rivoluzionario e con grandi ideali trova una collocazione immediata contro i potenti e gli stati egemoni.Mai abbagliato, però dalla stella rossa del comunismo sovietico o cubano. La famiglia d'ispirazione cattolica inculca molte nozioni avverse, dato il periodo, ai movimenti di sinistra. Eppure l'affermazione di quel PCI era inarrestabile, sia per le giuste rivalse del mondo operaio, ma soprattutto per l'affermarsi dell'emancipazione femminile, che dal '68 aveva intrapreso un ritmo inarrestabile e vedeva nei referndum le fasi più alte e organizzative. Il giovane poeta sente il dolore dell'uomo sotto il freddo bisturi della scienza, ma soprattutto patisce la presa in giro del mondo intellettuale che si sgretola e si sfalda dentro e dietro i personalismi e non ha più nulla da dire oltre alla fatidica frase del Dio morto, ma già da tempo, in periodi presessantottiani. Gli intellettuali non hanno più nulla da dire e nulla dicono della morte di Pasolini, dei giudici Coco e Alessandrini e delle stragi, da piazza Fontana alla stazione di Bologna. Questa latitanza culturale è il tappeto su cui viaggia l'assoluzione degli inquisiti, il mistero e il travaglio di un colpo di stato giornaliero, molto simile a quello cileno ed argentino. A questo peggioramento dell'Italia corrisponde un aggravarsi delle condizioni di vita nelle borgate e nei retroterra montani, dove la scelerata politica del potere riversa fiumi di droga. Dal '68 in poi l'eroina è l'arma micidiale che i potenti hanno in mano per distruggere ogni forma di coesione sociale. La droga uccide o danneggia l'intera popolazione giovanile di quei contesti che il povero giovane poeta è costretto ad affrontare, prima nel piccolo paesino natale e poi nelle borgate romane. E dopo la droga l'HIV, con il forte rischio del richiamo della prostituzione nera, venuta a contatto proprio con quei popoli chiusi, in cui il tabù sessuale era sacro rosario giornaliero. Essersi salvato dallo sterminio non è stato una mera casualità, ma sta nel fatto di aver capito in anticipo la serietà della situazione e l'essersi messo più volte in disparte lo ha preservato. Le continue fughe e i ritorni al suo vecchio paese sono alternanze salutari e preservatrici, soprattutto quella natura tanto vera, quanto dura, lo ha p