Il protagonista, Primo Decimo, vive in un orfanotrofio ed è vittima, oltre che della sua condizione di solitudine, anche della cinica direttrice Erminia Parlagreco nonché della sua spia, il delatore Bruno Panebianco. Dopo tanta sopportazione Primo ha, come vorremmo a quel punto tutti noi, l'occasione del riscatto, della liberazione insomma, e la trama si snoda seguendo i passi della storia d'avventura più classica, compreso il "turning point ", l'immersione nell'acqua magica, metafora classica del nostro immaginario collettivo (dal mito di Achille purificato dalla madre nello Stige, al recente e cinematografico "Jeeg Robot" caduto nel Tevere) che trasforma esseri ordinari in Supereroi e che, inevitabilmente, nell'adulto provoca flash, suggestioni e ricordi che piombano nella mente direttamente dai banchi del liceo.
Nel racconto, le virtù magiche vengono trasmesse al protagonista solo dopo una inevitabile "prova" che costringerà a incredibili peripezie il nostro caro Primo Decimo, se vorrà guadagnarsi lo status di Supereroe: in soldoni, passa il concetto pedagogico che ogni cosa va guadagnata duramente, proprio come nella vita. I nomi dei protagonisti rimandano ai classici più cari, dall'epica dei Cavalieri della Tavola Rotonda (con Ginevra Artù e Cyrano della "commedia teatrale francese", ad esempio) e della mitologia greca (con gli spassosissimi Ulisse Polifemo e Achille Enea) o della nostra cultura (vedi Gian Giacomo Leopardi).
Infatti, la "favola" di Primo Decimo è letteratura per ragazzi, ma non è scritta "solo" per loro, e il tutto è condito da un certo divertito "surrealismo" (lo so, faccio il Thomas Ferrum anche io, mi ha preso la mano...) che affascina anche nella forma il lettore sia giovane sia adulto con dichiarazione d'intenti palese, visto che il protagonista è Primo, ma anche Decimo, sia pure nessuno ne chieda il perché!
E poi c'è il finale che naturalmente non svelo, ma che lascia spazio a una storia successiva, almeno lo spero vivamente... - Omar Pedrini -