About the Book
PROLOGO
20 novembre 1970
villaggio di Mazguneh ore 23.00
Cielo greve, aria odorosa di foglie autunnali. Fila di arbusti, sul lato destro di un viale di ciottoli, frustata dal vento bramoso di accrescere la nudità di quel "corpo" verde. Pioggia calda si accanisce, mentre fulmini e saette illuminano la vallata, incutendo una mistica ansia. Sul lato opposto il Fiume scorre impetuoso, increspato dalle tenebre calate sulle sue sacre e dolci acque, stridenti come corvi neri. Lungo quel viale ghiaioso e a tratti melmoso, un uomo, sulla sessantina, cammina trepidante. Indossa una lunga tunica scura, un copricapo colorato e scarponcini in iuta. La mano destra impugna un'enorme palma adatta a ripararsi dalla pioggia; la sinistra custodisce, a pugno chiuso, portato all'altezza del cuore un gentil omaggio da porgere a colui che gli ha rivolto un invito serale. Vicino a lui una bambina di dieci anni, sua nipote, anche lei invitata. La pioggia cresce d'intensità, l'uomo intensifica il passo, aumentano l'affanno e la tosse catarrale, che già da qualche mese insinua le sue giornate. Manca poco alla sua méta, alza lo sguardo fino a quel momento tenuto basso, forse per timore di inciampare. Il viale termina e la corsa dell'impavido signore s'arresta innanzi ad un enorme masso in pietra che sia pur a fatica viene rimosso. L'atmosfera sembra esoterica: strani graffiti sulle pareti di roccia, candele scure sparse nel diametro dell'alcova, odori incomprensibili all'olfatto, mistura di olii profumati e piante officinali. L'uomo è lì, non ne conosce bene il motivo, d'altronde si ritrova in quel tetro posto perché un suo amico di vecchia data, qualche ora prima, gli ha chiesto di raggiungerlo, in quel singolare posto, a tarda ora. I suoi occhi hanno appena iniziato ad abituarsi alla luce delle candele, quand'ecco arrestare il battito delle ciglia innanzi ad una scena raccapricciante. Il suo amico è appoggiato di schiena ad una delle pareti rocciose macchiata dal suo stesso sangue, che zampilla furibondo in ogni dove e cattura il suo dolore. Uomo settantenne, ricurvo su sé stesso, col volto ricoperto di ematomi, lividi e chiazze scure che lo rivestono di una maschera di morte. È ancora vivo, lo si avverte dal lento ma costante innalzarsi del diaframma. L'altro si precipita a prestargli soccorso, lo distende sul pavimento, con una mano prende il fazzoletto nella tasca dei suoi pantaloni, lo avvolge attorno al torace, punto in cui il sangue esce in abbondanza, urlandogli di restare sveglio. Lacrime insistenti iniziano a bagnare le gote dell'ansimante anziano, pronto ad accettare l'invito del tunnel del non ritorno. D'un tratto, però, il moribondo spalanca gli occhi, osserva l'altro, lentamente gli prende una mano, la porta verso il suo viso, come a voler ricevere da lui un'estrema benedizione. Dopodiché avvicina le sue labbra annerite all'orecchio sinistro del suo amico e inizia a bisbigliargli frasi nella loro lingua madre.
SINOSSI
20 novembre 1970 villaggio di Mazguneh un uomo giace in fin di vita in attesa di un amico di vecchia data. Consegnerà un cofanetto, una verità insidiosa che sussurra un respiro d'antichità.
20 novembre 2012 Viterbo. Claudio Lapenna e Tonia D'Alessio, colleghi del Pool investigativo del 2009 in Basilicata, ricevano a distanza di centinaia di chilometri, una fotografia cruenta, raffigurante un uomo di giustizia. Sarà il primo ritrovamento di una serie di omicidi voluti dalla Setta delle Anime Pure, ispirata a pseudo valori di purezza, perfezione e giustizia. La geografia del male supererà i confini nazionali, raggiungendo Germania, Cornovaglia, Malta e la Valle dei Re, in Egitto, dove tutto ebbe inizio quarant'anni prima. Intanto le forza della natura e i cavalieri della morte rappresenteranno lo sfondo criminale della Setta, mentre una figura ambigua svelerà un vincolo di sangue, tenuto segreto per pianificare