Quando Giovanni Curatola mi ha chiesto di scrivere qualche riga introduttiva per questo suo volume, immaginavo già che avrei dovuto intraprendere un viaggio nella storia, di quelli che piacciono a lui e che 'rapiscono' me. Giovanni è uno degli ultimi, fra le persone e i colleghi di mia conoscenza, ad avere ancora la pazienza di raccogliere le tracce del tempo che fu e di rielaborarle secondo le proprie conoscenze. La sua propensione verso il tempo (andato, ma non solo) mi è nota e chiara, così come la sua abilità di riassumere, trasformandole in parole, le atmosfere di certi luoghi cristallizzati nella storia dell'umanità. Assai apprezzabile l'idea di raccontare un viaggio vero, ma anche sotto molti aspetti immaginario, in certi luoghi della memoria; poco importa se in Belgio, Olanda, Germania o Polonia. Sempre di storia si tratta. Ed è il cosiddetto passato che ritorna prepotentemente e quasi ci soffoca con storie e personaggi indelebili. Giovanni ha un'altra capacità quella di rendere attuali le storie del passato e di trasformarle in fatti contemporanei.
Confucio diceva: "Studia il passato se vuoi prevedere il futuro". Non penso che Giovanni abbia quest'ambizione, però indubbiamente lo studio del passato, i viaggi nella storia, ci aiutano a comprendere da dove veniamo e, soprattutto, chi siamo. La storia è il passaggio di una civiltà all'altra, in cerca forse di una perfezione inesistente; addirittura, una specie di scalata verso Dio.
Il libro di Giovanni è anche un'introspezione composta e leggera, come la pedalata di un cicloamatore che, di paesaggio in paesaggio, scruta il mondo su due ruote che sembrano grissini di gomma. Il resto è vita vissuta, pranzi fugaci, cene inesistenti, fiumi di parole sussurrate nel buio e sguardi, come sempre meno ce ne sono nel mondo in cui viviamo, presi da chat e corse frenetiche quanto inutili contro il tempo che fugge.
Chiunque dovrebbe intraprendere percorsi come questi, viaggi così intensi e affascinanti, non tanto per salvare dall'oblio certi luoghi 'sacri' della storia, quando per ritrovare se stessi. Ed è questo che, con ogni probabilità, l'autore vuole raggiungere: la propria conoscenza. Il resto è polvere, sudore, frammenti di un'esistenza che, senza la storia, sarebbe vuota e inutile.
Adolfo Fantaccini
Giornalista e scrittore