Lo chiamano "il male del secolo", probabilmente perché il suo nome mette paura.
Il cancro, anche il nome è brutto, ma le conseguenze sono peggiori.
Li chiamano "viaggi della speranza", ma molto spesso rimangono tali.
La speranza, infatti, riempie i giorni dei malati e dei familiari, ma spesso rimane solo speranza.
Il libro racconta una malattia, il cancro, e un viaggio, della speranza, appunto.
E poi narra della battaglia che il malato ingaggia contro il male e di tutto quello che passano i familiari.
Sentimenti, paure e speranze di chi vive un dramma, la malattia del proprio papà o, comunque, di un congiunto.
Scienza e fede, terapia normale e terapie alternative, medici insensibili e sanitari umani e comprensivi.
Fa da contorno un sistema sanitario che, in Italia, non ha mai brillato, e le storture e le brutture di tale sistema.
Ventitré giorni vissuti dal protagonista con angoscia, ventitré giorni che lasciano un segno indelebile e drammatico.
Dalla vita alla morte, in una battaglia ancor oggi decisamente impari, e una speranza per il futuro.
***RECENSIONI
L'autore lo definisce un atto d'amore e io credo che lo sia per davvero.
Struggente per un verso, terribile per un altro.
La famiglia, l'amore che vi alberga, il sentimento forte verso il papà si scontrano con la malattia, con la sofferenza, con il dolore, in un mix avvolgente.
Mi è piaciuto davvero.
Gianni, medico
La chiamano medicina narrativa e dicono che aiuta i pazienti ad affrontare la malattia e in un certo senso a favorire la guarigione.
Non so se sia vero, ma in Mio Padre vi trovo questi principi, queste sensazioni, questi sentimenti.
Complimenti all'autore.
Enrico, amante dei libri e titolare di una libreria
L'autore scrive di aver provato sofferenza nello scrivere il libro e io ci credo.
Non è facile raccontare i propri sentimenti, le paure, la sofferenza, le speranze, ma è veramente bello che queste cose possano leggerle in tanti: i malati, i loro familiari, ma soprattutto chi queste cose non le ha mai vissute.
E poi meravigliosa è la speranza di un futuro in cui il cancro possa essere sconfitto e, soprattutto, la fiducia nella ricerca e nelle associazioni che si occupano di ricerca e di assistenza ai malati, come la Fondazione Garavaglia, cui l'autore devolve una parte dei ricavi della vendita del libro.
Anna, insegnate