About the Book
L'unione più o meno stretta di due o più individui contiene in sè l'idea embrionale di una associazione. Questi possono essere della stessa specie o differente, ed abbiamo la distinzione in associazioni omonime ed eteronime. Riservandomi di svolgere in seguito anche quest'ultime, sono venuto, nel corso di questo libro, descrivendo quelle unioni, più o meno salde, che hanno luogo tra animali della stessa specie, e che conducono di ascensione in ascensione alle società umane. E non è egli punto a credere che le cause, che condussero alla formazione delle prime società animali, siano affatto diverse da quelle sulle quali poggia la società umana, da poi che in entrambe imperano le stesse leggi. Dalle più basse alle più evolute noi riscontreremo senza fatica quel progresso continuo, che ci conduce dalle estrinsecazioni momentanee di una solidarietà effimera, alle espressioni più meravigliose di un sentimento sociale con un probabile principio di coscienza collettiva. Di tal maniera le scienze biologiche, penetrando in questi interessanti fenomeni della vita, vanno conquistando posizioni sempre più estese e importanti, dalle quali si possono contemplare gli orizzonti meravigliosi, cui convergono le forze collettive del mondo animale. La sociologia diventa in tal modo dominio della zoologia. Essa vede il singolo individuo uscire a poco a poco dalle forme rudimentali, caotiche e incoscienti del passato, e innalzarsi progressivamente a una dignità, la quale si eleva all'altezza dell'essere che pensa e vuole, che sa quello che pensa e che vuole, e sa del pari perchè vuole. E l'uomo, per concludere colle parole di A. Sabatier, si deve considerare come la risultante e l'aggruppamento, di tutto ciò che nel mondo animale, da cui fu preceduto sulla terra, rappresenta i rudimenti ed i progressi della ragione, della facoltà di amare e di volere, e della libertà. Quanto deve spingere tutti alla cooperazione il vedere che nella natura la più gran parte degli esseri, dai minimi ai massimi si associano tra loro; ed esseri gracilissimi, acquistano una potenza straordinaria. Così un animaluccio come la termite, giunge a far crollare intere città, e viceversa può edificare dei palazzi alti dieci metri, capaci di resistere alle inondazioni, alle piogge più torrenziali. E le formiche giungono a fabbricarsi delle città, anzi degli imperi, tutti uniti tra loro da fratellanza strettissima, e manifestazioni singole di virtù sociali, come quelle delle formiche che, non solo raccolgono il miele, ma si convertono esse stesse in un magazzino di miele a vantaggio delle colleghe, e come altre che giungono a creare dei riscaldamenti artificiali con la putrefazione di alcuni legni, e a coltivarsi dei veri campi di funghi fatti crescere con la conoscenza degli agenti batterici. Certo le tribù indiane e i popoli semibarbari fanno una brutta figura a loro confronto. Analogamente intendono molti animali il sistema monarchico, a un dipresso come lo intendevano gli antichi Cinesi, che adoravano e veneravano i loro Re, ma seguendo la dottrina di Confucio, lo sopprimevano quando veniva meno ai suoi doveri. Così le api hanno adottato una pura forma monarchica. Tutte le classi, tutti gli individui fanno capo alla regina, la quale è veramente o almeno apparentemente venerata, servita dai suoi sudditi, i quali proprio come in certi salotti altolocati non si dirigono a lei che colla testa in avanti e non si ritirano che riverentemente rinculando. Ma se la regina madre si mostra incerta nel deporre le uova nelle apposite celle, la incitano e la stimolano prima al lavoro, e se i consigli e gli eccitamenti non approdano, la sopprimono. Non hanno dunque, come certi popoli barbari, o imbarbariti, il feticismo per uno, piuttosto che per un altro individuo, ma per la funzione, e perciò tengono subito pronto un'altra regina, che essi plasmano e fabbricano con certi alimenti speciali.