About the Book
Delle società nuove, sorte su vergine suolo dalla vecchia Europa, gli Stati Uniti non sono soltanto quella che col suo territorio, la sua popolazione, le sue colonie, i suoi prodotti agricoli ed industriali, l'accumulazione del suo capitale, la coscienza infine superba della sua forza ha oggi il maggior peso sulla bilancia politica ed economica del mondo, ma anche quella che presenta l'assetto più stabile, frutto d'una vita nazionale ormai secolare, preparato da un periodo ancora più lungo di laborioso sviluppo. Mentre infatti gli altri paesi nuovi (Australia, Capo, Canada, Sud-America) per l'origine affatto recente o della loro colonizzazione o della loro autonomia, per la poca densità degli abitanti, per l'immensità dei territori ancora da sfruttare sono appena usciti dal periodo delle origini, gli Stati Uniti hanno già una storia, la quale richiama ogni giorno più l'attenzione del pensatore, dello statista, del sociologo sulla varietà immensa delle forme e sulla grandiosità dei fenomeni, ch'essa offre. Di questa storia però male può comprendere lo spirito e lo stesso aspetto esteriore, chi non si riporta al periodo delle origini, al periodo cioè coloniale: in esso i germi di tutta la storia passata, presente e futura di questa democrazia d'atleti, come nell'ovulo più microscopico l'animale più gigantesco. Gli stessi avvenimenti decisivi sopravvenuti nella società anglo-americana dopo l'emancipazione politica, l'acquisto cioè successivo del continente in tutta la sua larghezza, la navigazione transatlantica a vapore e lo sviluppo derivatone dell'immigrazione, che portò con sé un movimento non più veduto di colonizzazione interna, le strade ferrate e le vie trascontinentali, la scoperta delle miniere d'oro e di argento, l'abolizione della schiavitù, se hanno cangiato l'aspetto di tale società, ne hanno lasciato intatte, può dirsi, quelle basi fondamentali, quei lineamenti imperituri, che il periodo delle origini aveva fissato. Il territorio anzitutto degli Stati Uniti contemporanei, non eccettuata quella parte stessa acquistata dopo l'indipendenza, fu, può dirsi, assicurato ad essi, ipotecato storicamente per essi dall'età coloniale, durante cui furono eliminati i pretendenti più seri al vasto paese; e col territorio le enormi risorse agricole e minerali nonchè l'impulso industriale e le multiformi attività economiche inevitabilmente determinate dalla madre terra presso un popolo capace di seguirne l'invito. Le istituzioni politiche in secondo luogo, salvo qualche leggera modificazione, rimontano esse pure al periodo delle origini, alla cui opera sapiente gli Stati Uniti devono non solo la stabilità più che secolare dei loro ordinamenti, stabilità di vantaggio tanto più inestimabile fra così rapido evolversi di forme sociali in quanto è ben lungi dal significare cristallizzazione, ma anche la possibilità, cosa questa pure preziosa per la democrazia americana, di tenere sotto uno stesso governo senza i mali dell'accentramento europeo una popolazione di decine di milioni oggi, di centinaia domani, disseminata in mezzo un continente, fatto nuovo nella storia dell'umanità. La costituzione stessa infine della società anglo-americana è ancor oggi nella sua essenza retaggio dell'età coloniale, patrimonio etnico morale ed intellettuale che le nuove correnti di sangue di vita e di pensiero hanno pervaso, ma non cancellato. La società americana infatti, quale il periodo coloniale la consegna al periodo nazionale, si presenta così solidamente assisa sulla sua base bisecolare, che lungi dal venire assorbita e travolta dal mare magno dell'immigrazione europea nel secolo XIX, come avvenne ad esempio della primitiva società pastorale dell'Australia dopo la scoperta delle miniere d'oro, assorbe essa i nuovi venuti e, pure appropriandosene gli elementi più utili, li fonde nell'immane crogiolo della sua nazionalità, li americanizza in una parola.