L'ambizione di un plebeo è la più cieca. L'avidità di un ricco, la più inesorabile. Quando esse s'incontrano non può che disegnarsi il quadro di una tragedia. L'uomo non ebbe il tempo di accorgersi che quell'istante speso ad aggiustarsi la cravatta sarebbe stato l'ultimo della sua vita. Il proiettile subsonico calibro .40 si fece strada facilmente nella teca cranica. Trasferì un migliaio di Joule di energia cinetica sulla sutura parietale destra che si sbriciolò immediatamente. Il metallo proseguì all'interno del lobo temporale portandosi dietro schegge di osso e riducendo la materia cerebrale a poco più che poltiglia.Il bossolo caricato con solo centodieci grani di polvere aveva impresso al proiettile una velocità minore del normale e questo aveva una ragione ben precisa. Il cranio non era esploso e il soppressore montato al termine della canna non aveva inciso i suoi caratteristici segni sulla camicia in ottone della palla. La velocita inferiore a quella del suono aveva reso ancora minore il rumore perché non vi era stato nemmeno il piccolo bang sonico dei proiettili che viaggiano oltre quella soglia. Il corpo si accasciò in un disordine di giunture e arti come una marionetta che avesse perso improvvisamente ogni filo.Niente è autentico oppure falso in senso assoluto. Sono concetti relativi: una storia inventata e mai accaduta è una vera bugia e una falsa cronaca. Capita lo stesso con le opere d'arte: un falso originale è anche una vera copia. È solo una questione di valore. "Santo Cielo, questo è un falso! Il più autentico falso che abbia mai visto." La donna aveva parlato da sola. Lentamente sollevò il busto dal microscopio. Non c'era nessuno che poteva avvertire. Aveva dato la sua parola. Un senso di angoscia s'impadronì di lei ma non aveva alternative: avrebbe dovuto scrivere ciò che aveva visto. Non amava per niente la fretta e anche in cucina si divertiva solo con preparazioni molto lunghe ed elaborate.Per un aspic come si deve, occorre rispettare ogni regola, altrimenti diventa una banale preparazione di pollame in gelatina. Il giorno prima, aveva posto in una larga casseruola quattro ginocchia di vitello insieme con zampe, testa e collo della faraona. Nell'acqua fredda galleggiavano la scorza di mezzo limone, alloro, due pomodori Mirinda-Marmade, sei piccole cipolle salsiera rosse, sette gambi di sedano bianco mondato e privato dei fili ma lasciato con i germogli fronzuti, tre carote bianche, quattro steli di prezzemolo, uno spicchio incamiciato di aglio rosso, qualche bacca di ginepro e una piccola presa di grani di pepe di Sichuan. Niente sale. Aveva acceso il fuoco e quando il tutto era giunto a bollore, aveva aggiunto la faraona intera e l'aveva lasciata nell'acqua per cinquantacinque minuti. Poi l'aveva levata, posta in una piccola fiamminga di vetro arancione e abbandonata sotto a un canovaccio.Nello Studio di Architettura De Vitis & Partners avevano brindato. Erano convinti che aver vinto il concorso fosse un successo da festeggiare. Nello studio, nessuno immaginava che dallo scavo per la costruzione del Syrian Memorial nei Victoria Embankment Gardens non sarebbe venuta fuori solo terra, ma anche la peggior esperienza della loro vita. La storica dell'arte Sara Ottaviani non aveva avuto esitazioni quando il Professor Shinwell, l'aveva convocata a Londra per una perizia molto ben pagata. Non sospettava che si sarebbe trovata a doversi nascondere e a sconvolgere quella che credeva essere la sua meritata vita tranquilla.Anche a Scotland Yard si sente il peso dell'antica aristocrazia, alla quale quasi tutti desiderano appartenere, costi quello che costi. La cucina, alta o bassa che sia, è un sistema di armonie precise, come l'arte. Qualsiasi preparazione può essere nobile, attraverso passione, disciplina e senza ingredienti falsi. Non esistono le ricette, esistono i cuochi.