Si definisce l'apprendimento come un processo attraverso il quale si acquisiscono nuove conoscenze e competenze che determinano il cambiamento del comportamento; tra i fattori che determinano tale processo, vi è l'interazione con l'ambiente circostante e gli stimoli che esso fornisce. Nel secolo scorso, i principali approcci delle scienze psicologiche relative agli studi sull'apprendimento sono riconducibili a quello comportamentista e quello cognitivista. Il primo concepisce l'apprendimento come l'insieme delle trasformazioni conseguenti a cambiamenti prodotti dalla situazione in cui l'individuo si trova. L'approccio meccanicistico comportamentista ha posto l'attenzione sugli input forniti in un setting strutturato e sugli output di risposta: quando alla risposta (corretta) segue una ricompensa, l'associazione diventa sistemica e si pone come base dell'apprendimento. In termini didattici e pedagogici si considerano solo i fattori osservabili e misurabili. Le teorie "cognitiviste" non considerano questo meccanismo associativo come la condizione fondamentale dell'apprendimento. Il secondo, considera l'apprendimento non come derivante da un processo meccanicistico e associazionista, ma come l'insieme delle rappresentazioni mentali che mediano il rapporto tra lo stimolo e la risposta. Lo sviluppo emotivo è condizionato dalle capacità di valutazione degli eventi.
Tuttavia, alcuni cambiamenti nel comportamento non sono direttamente riconducibili ai processi di apprendimento (ad esempio i cambiamenti comportamentali dovuti alle tendenze innate alla risposta, alla maturazione relativa a determinate età, o a cambiamenti comportamentali conseguenti all'uso di sostanze psicoattive).
Uno degli strumenti che consente la relazione tra l'individuo e l'ambiente è la comunicazione. I cambiamenti dei modi di comunicare nella storia, dall'acquisizione del linguaggio all'alfabetizzazione attraverso la scrittura e la lettura, all'utilizzo delle tecnologie per apprendere e comunicare, hanno modificato le facoltà percettive dell'essere umano. Le tecnologie digitali hanno consentito il potenziamento di tali facoltà, dal momento che, attraverso determinati sistemi, si è creata una nuova dimensione spazio-temporale entro cui l'uomo agisce.
Questa dimensione è caratterizzata dagli ambienti digitali, accessibili attraverso interfacce e altri dispositivi che permettono all'essere umano di comunicare e apprendere. In ambito formativo, il digitale diventa quindi una risorsa essenziale e necessaria; non solo perché permette di ottimizzare le capacità di apprendimento, ma anche perché consente una maggiore inclusività. La didattica digitale offre innumerevoli opportunità di apprendimento attraverso strumenti e metodologie che consentono una relazione dinamica tra gli studenti e le materie di studio. Da anni infatti il MIUR sostiene progetti volti all'introduzione delle tecnologie in classe, in concomitanza alle risorse tradizionali. Gli obiettivi di questi progetti vorrebbero una diffusione capillare nel sistema scolastico nazionale dei nuovi modelli di apprendimento e formazione basati sulle nuove tecnologie e allo stesso tempo abbattere le barriere di "resistenza" ai suddetti metodi, proprio per incentivare l'interattività tra docenti e studenti e tra studenti stessi.
L'"educazione digitale" rappresenta oggi il sistema più efficace e coinvolgente per gli studenti, capace di renderli cittadini attivi, critici, consapevoli e allo stesso tempo anche più competitivi all'interno di una società che servendosi del digitale rende l'informazione e la conoscenza i propri pilastri fondanti.