About the Book
Gli antichi vincoli di tribù e di famiglia, apparentemente buoni, in fondo costituivano delle barriere contro la creazione della grande famiglia umana, unica, in quanto impedivano il sorgere di ciò che vi è veramente di comune in tutti gli uomini, di quella verità che è nell'anima di tutti gli uomini e alla quale ogni uomo, più o meno inconsapevolmente, tende. Ed è questa comune ricerca, appunto, che costituisce il nuovo vincolo di fratellanza umana. Gli antichi vincoli servivano finché l'individuo non fosse abbastanza forte ed evoluto per discernere egli stesso questa più profonda verità. L'evoluzione di questa nuova corrente di sentimento spiega la presente trasformazione della famiglia, spiega perchè essa sembri ora andarsi disgregando, perchè la donna ora tenda a stabilirsi sopra un altro piede di fronte all'uomo. I vincoli formali della famiglia vengono meno di fronte a questa nuova forza morale dell'individuo, che poggia sul senso dell'Unicità del Creato, e sopra una nuova concezione dei doveri dell'Umanità, concezione però che ha prodotto a sua volta nuovi vincoli, nuovi doveri, nuovi ideali e nuovi apprezzamenti. Nei tempi primordiali dell'esistenza l'uomo era in maggior comunione con la Natura di quello che ora non sia, le esigenze dell'esistenza hanno volto le sue facoltà verso la vita esteriore, materiale, ed egli è andato perdendo quella intima comunione, quella fine intuitiva percezione di ciò che palpita e vibra intorno a noi, di ciò che trascende la Realtà obbiettiva che ci circonda. La donna invece si è spinta meno avanti nella vita esteriore, nella materialità, ha potuto conservare il senso dell'Unicità del Creato e, per quanto questa virtù insita nella natura della donna non sia stata fin oggi educata sino a divenire organo cosciente della vita sua, basta tuttavia a renderla virtualmente meglio dell'uomo atta a sviluppare quel sentimento di Fratellanza, che deve servire di base e di guida alla vera morale. Essa ha conservato una capacità di comunione con la Natura e con lo Spirito, che invece nell'uomo si è sopita. Essa ha quell'elemento di maternità, di forza ricettiva dell'anima, che si lascia fecondare dal mondo spirituale, e a cui nel Faust viene accennato con l'espressione l'eterno femminile. Questo eterno femminile è una facoltà ricettiva, che è insita nell'anima umana, nell'uomo però è attutita, sopita; ond'egli ne sente la mancanza, e nella brama di completarsi si arrabatta nell'attività esteriore, è irrequieto, agitato, e tormentato da perenni, dolorose e fatalmente infruttuose aspirazioni e vi è in questa sua esteriore ricerca di ciò che gli manca un aspetto di tanta ingenuità, direi quasi di tanta infantilità, che ogni donna, dinanzi alla debolezza e alla miseria dell'uomo che ama, sente destarsi in sè il naturale istinto materno e, sia egli figlio, fratello, marito o padre, stende su di lui uno stesso amore di compatimento e di maternità. Con questo amore la donna, che ha conservato in sè quell'affinità con Madre Natura, il profondo sentimento della comunanza di tutti gli esseri, e di tutto il Creato, e che perciò non è tormentata da tanta irrequietezza, ed è più passiva e più inerte, ridà all'uomo il contatto con la Natura, dalla quale le lotte per l'esistenza lo hanno staccato. In generale l'uomo infatti ha sviluppato le sue capacità mentali e per via di logica arriva alla visione sintetica dell'assieme, e cura meno i particolari. La donna, invece, per la sua natura intuitiva, è tratta a far minor uso della mente, e mentre non assurge che oscuramente alla sintesi per cognizione subcosciente, si ferma nella eccessiva considerazione dei dettagli. Un essere completa dunque l'altro e, come ci si rivolge alla natura quando ci occorre di attingere nuova forza per l'organismo o per lo spirito esausto, così pure l'uomo deve poter attingere nuova forza per la lotta dell'esistenza della donna sua compagna.