Ogni giorno sentiamo qualcuno riassumere la propria giornata, condividere le proprie impressioni su questo o quel libro, su un film o una serie TV e per chi ha la fortuna di avere ancora nonni o vecchie zie, di ascoltare i ricordi dei bei tempi andati.
Questi sono tutti esempi di narrazione, a cui non prestiamo semplicemente orecchio, ma partecipiamo, condividendo a nostra volta esperienze, emozioni, impressioni con amici e familiari. Basta questo a definirci narratori?
Forse sì, ma il talento di affabulatore: persona che narra in maniera affascinante e abile o che racconta storie affascinanti ma poco fondate o totalmente infondate (Treccani, Vocabolario on line), non è da tutti. Lo dimostra Laura Altamura in questo delicato e dolce racconto, che non voglio attribuire ad alcuna tipologia testuale, ma che potrebbe dirsi una favola moderna sia per la presenza di animali sia per la morale che sottende alle pagine vive di questa narrazione. Credo fortemente che noi scriviamo quello che siamo e Laura è una narratrice, lo si percepisce dalle trovate linguistiche, dalle assonanze, da tutti quei segreti che un cantastorie conserva per incantare chi l'ascolta e dalla poesia vibrante tra le pagine.
Un castoro che non si accontenta di essere un "architetto", come la sua nascita imporrebbe per natura e per famiglia, ma è spinto altrove dalla sua sensibilità, dal suo animo di poeta, che è poi quello di ciascun bambino e degli adulti che ne conservano un barlume. Isidoro, il piccolo castoro poeta, parte alla ricerca di un posto nel mondo, del suo posto. Il suo viaggio, che non è un girovagare, ma rappresenta quei viaggi che sono esperienze dell'anima, si ritroverà nel grande circo della vita e imparerà che l'unico vero viaggio lo si compie dentro se stessi. Può un'affabulatrice che è anche educatrice (Laura è anche una mamma) esimersi da esprimere la morale?
Lascio al lettore la risposta.
Concludo solo osservando che narrazione ed educazione sono sentieri paralleli, che si dipanano alla ricerca del sé, delle proprie emozioni e talenti e che "We all need stories for our minds as much as we need food for our body", e il bambino, più che l'adulto, ha bisogno di storie per "poter acquisire la possibilità di comprendere se stesso in questo complesso mondo con cui deve imparare a venire a patti... trarre un senso coerente dal tumulto dei suoi sentimenti " e trovare la strada per esprimere se stesso proprio come fa Isidoro.
Non vi resta che iniziare il viaggio con il piccolo castoro poeta.
Rita Quinzio
Scrittrice, poetessa, insegnante.