Spiegare in poche parole cosa mi ha spinto a pubblicare questo libro non è semplice, per capirlo ci vuole un filo di follia, la follia che ci fa uscire dai sentimenti comuni, dalle emozioni comuni, dai luoghi comuni. È comune amare un uomo, una donna, un figlio, un cane, ecc. ognuno in modo diverso e nel modo più naturale possibile;ma è comune amare un poeta, estinto, attraverso la sua poesia così come si amerebbe un uomo in carne ed ossa? Immaginare la sua presenza, intuire il suo pensiero, ascoltare i suoi suggerimenti, captare i suoi gesti, le sue emozioni, aspettare il suo manifestarsi attraverso le sensazioni, i pensieri, le poesie, e innamorarsi di lui, quasi fosse vero, vivo, presente, e fermarlo accanto, e lontano, nelle poesie che ogni situazione per lui creata ispirava. La poesia ha bisogno di occasioni, senza le esperienze manca il materiale, il combustibile per poter scrivere, diceva il grande Eugenio Montale (Int. Baldini), e io le occasioni le ho inventate, ho "inventato" un amore, vero, profondo, tangibile perché mi ha toccato l'anima. L'ho visto crescere giorno per giorno assieme alla mia poesia, Montale era la mia poesia, e la poesia con lui non era qualcosa che nasce solo per il gusto di dire ed emozionare se stessi e gli altri, era una poesia che voleva e doveva essere. Ma ho imparato, come diceva lo scrittore Umberto Eco, che "solo la lista per la spesa si scrive per se stessi", io ho scritto per un poeta e per chi vorrà comprendere, leggendomi, che si può amare "a distanza", da un mondo all'altro, da una dimensione all'altra, anime divine, così come le sentiva lui: "...eppure/ se una divinità, anche di infimo grado, / mi ha sfiorato/ quel brivido mi ha detto tutto.../", così scrive Montale in una sua poesia dal titolo "Divinità in incognito" tratta dalla raccolta "Satura" e ancora " Hölderlin credeva all'esistenza di divinità terrestri, viventi in incognito tra di noi. Ma non è facile incontrarne qualcuna; solo ai poeti è concessa tale possibilità. Ed è questo ancor oggi l'unico modo di avere un'esperienza concreta del divino". (Lettera da Albenga). Questi suoi pensieri mi hanno incoraggiata a credere nella sua presenza come aiuto divino, illudendomi forse, ma è stato bello crederci, perciò vi presento: Irma Ordigi.