Cosa accade quando i destini di persone fra loro differenti si incrociano sotto il cielo del disincanto, del cinismo e della violenza? Cosa muove le azioni e le scelte di un uomo senza più legami, estraneo alla sua stessa vita, impegnato a distruggere i propri ricordi e le speranze? E cosa accade se scopre nel profondo di se stesso di non avere più alternative?
Il resto di nulla è il racconto della discesa agli inferi di un giovane di borgata, Lorenzo. Un quasi eroe che mette tutto se stesso e l'intera sua volontà per sottrarsi all'ambiente in cui è nato, ma che scopre ben presto come la serietà e l'intelligenza non siano comunque premiati e prevalga la logica delle raccomandazioni politiche e dei figli dei baroni.
Da qui la progressiva e inarrestabile parabola di rovina e brutalità in cui egli, volontariamente, spinge se stesso, la propria vita e chiunque gli stia accanto.
Le pagine trasudano rabbia ed un bisogno disperato di riscatto che molto presto si trasformano in odio. La scrittura fa da specchio alla violenza che marca il destino dei personaggi, facendosi aspra, graffiante, calaandosi nel registro del più triviale romanesco ed allo stesso tempo rimanendo capace di pennellate poetiche e di straziante tenerezza, così come di tratti allucinati e psichedelici, o spietati e gelidi come una fotografia in bianco e nero.
Il racconto della borgata romana e della progressiva resa di Lorenzo non cedono nulla al compiacimento od alla commiserazione. Una voce narrante si affaccia di sbieco, attraverso il discorso indiretto ed impersonale.
Al tritacarne di questa parabola distruttiva non si sottrae che qualche flebile sogno. Ad essere disprezzati, mercificati, asserviti ad un desiderio nichilista e senza speranza di sfruttamento e consumo sono prima di tutto i corpi dei protagonisti.
A lettore non si chiede di immedesimarsi nel protagonista, un uomo respingente che però rispecchia il degrado del suo tempo, senza sconti né alibi.