"Era l'unica che voleva e l'unica che non poteva avere"
Venezia 1636. Raphael Deshawn era chiamato l'angelo per via dell'incarnato roseo, degli occhi blu, le labbra rosse e in generale in virtù dell'armonia d'insieme di quei lineamenti eccezionalmente delicati, ma era famoso per un motivo in particolare: l'estrema educazione e il rispetto del ton fuori dalle lenzuola e l'inattesa, sorprendente maleducazione, quando decideva che una donna valesse lo sforzo di andare oltre i convenevoli.
Arianna Foscari era stata un tempo una bambina allegra e piena di vita. Ma dalla notte terribile in cui la sua infanzia è stata distrutta, sua madre ha ritenuto indispensabile allontanarla dalla società veneziana. Adesso però Arianna sta per compiere vent'anni, presto andrà sposa ad un visconte inglese, ed è necessario trovare un precettore in grado di istruirla a dovere, per evitare che il visconte la rispedisca indietro.
Raphael Deshawn sembra essere capitato proprio nel posto giusto al momento giusto, è stufo di essere mantenuto da Duccio Vivanti, il suo amico di scorribande, è nauseato da tutto ciò che lo circonda e come sempre accade nel periodo del Carnevale, il suo umore è nero. Quando Duccio gli presenta Giada Foscari e lo informa che sta cercando un precettore per sua figlia, Raphael non ha più alcun dubbio, si occuperà lui dell'educazione di Arianna, se non altro per cercare di conquistare la bella Giada.
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"Con il mio futuro marito, il visconte di Roin, mi servirà una lingua pratica, non ho certo intenzione di parlargli usando i sonetti."
"Le somigliate." Fu l'acida risposta di Raphael, lo sguardo pensoso, le mani aperte poggiate sul legno della scrivania del padre, le belle dita esposte che accarezzavano il legno. Scavallò la gamba e si avvicinò a lei fin dove lo permetteva l'ostacolo tra loro e per farlo dovette col suo corpo sollevarsi al di sopra della scrivania. Arianna vide l'addome schiacciato contro il legno, la camiciola di lino e il giustacuore che tiravano sul petto di Raphael e si dimenticò di cosa stavano parlando, perse il filo, impallidì.
"Somigliate a vostra madre più di quanto vi piaccia pensare."
"Non è vero." Si oppose senza molta decisione, ancora confusa dalla vista del suo corpo.
"Del buon Bertuccio Foscari non avete ereditato molto, oltre i capelli ramati e gli occhi marroni."
"Mi state parlando in maniera irrispettosa."
Una risata di gola sembrò uscire dalle narici leggermente frementi di Raphael, "se pensate che la lingua che vi insegnerò vi aiuterà davvero nella vita, temo che rischiate di prendere un tragico abbaglio. Vostro marito, che sia il visconte o chiunque altro, non riterrà necessario che voi parliate, non avrà affatto rispetto delle vostre idee, sia che voi le esprimiate in sonetti o in prosa. Però se lo desiderate posso allargare i miei e i vostri orizzonti e insegnarvi un metodo infallibile che farà sì che vostro marito, un giorno, non solo prenderà sul serio quello che uscirà dalle vostre piccole e belle labbra infantili, ma farà sì che penda, letteralmente, da esse." Arianna sperò che il modo in cui lo stava guardando fosse sufficiente a fermarlo ma non funzionò, Raphael si alzò, girò intorno al tavolo, superò l'ostacolo del legno e con una mano poggiata dalla parte in cui si trovava Arianna, si abbassò all'altezza del suo viso.
"Un metodo pratico, piccola Arianna," si avvicinò sempre di più, Arianna deglutì appena, "per esempio io, che non sono certo un visconte, né un patrizio ma che sono sicuramente un uomo, posso confidarvi che presto sempre moltissima attenzione a quello che hanno in testa - beh detto tra noi, non solo in testa- le belle cortigiane della vostra città, le uniche donne libere che valga la pena di ascoltare, specialmente quando loro fanno..."