I Sufi credevano che il mondo fenomenico fosse l'irreale, che la ragione per cui gli uomini sono ciechi all'esistenza del mondo reale, che è quello spirituale, è perché ci sono veli e nebbie che separano l'anima da Dio. Questo mondo appare reale all'uomo che non può usare il suo occhio spirituale e vedere l'aldilà. Non avendo discernimento dell'Invisibile, non crede alla sua esistenza. Ma chiunque si accorga della Luce Divina che risplende nel cuore, e che realizza l'amore di Dio nell'anima, è in grado di passare dall'Irreale al Reale; vedrà "L'oro dovunque andiamo, e le perle ovunque ci rivolgiamo, e l'argento tra i rifiuti." Ho già detto che si sa poco della vita di Shabistari, ma del suo apprendimento e della sua conoscenza del sufismo ci sono ampie prove in questo libro; e sebbene non affascini con il sottile fascino di Hafiz, e non abbia l'originalità di Rumi, o nello stile non possa essere paragonato all'eleganza di Jami, tuttavia, in semplicità e immediatezza di parola, e in serietà di intenti, forse, li supera tutti. Ci dà una visione chiara e limpida, sotto la luce splendente del sole, di virtù e vizio, realtà e illusione, saggezza e ignoranza. Non ci troviamo nel crepuscolo di una terra dai colori tenui dove a volte ci aggiriamo, attratti dalle dolci voci dei Sufi, dove, in mezzo ai delicati profumi di un giardino orientale, l'amante canta estasiante i canti d'amore, sia di passione terrena che di intossicazione divina. La visione della Realtà di Mahmud era diretta e distinta, non la visione obliqua che è la visione di alcuni mistici, e da questa Realtà è in grado di distinguere nettamente tra le forze contrastanti del Bene e del Male. Fa un appassionato appello all'umanità a cercare la Verità, a desiderare la sostanza e non il miraggio, a ignorare il fascino e l'illusione dell'amore terreno, e invece a centrare sull'Amato tutta l'adorazione del cuore. Sono passati quasi settecento anni da quando Mahmud piantò il suo giardino con rose d'Amore e Adorazione, della Ragione e dell'Illuminazione spirituale. Da allora in tanti vi hanno vagato, indugiando nei sentieri segreti e cogliendo i profumi sbocciati per condurre via dal mondo delle ombre e dell'irrealtà. Qual è il colore di queste rose? Qual è la loro grazia di forma duratura e quale profumo permane attraverso i secoli? Il poema si apre con l'affermazione dell'esistenza dell'Unico Essere Reale e dell'illusione del miraggio di questo mondo. Come può l'uomo raggiungere la conoscenza di Dio? "Il pensiero sta passando dal falso al vero." Ma la ragione e il senso non possono sbarazzarsi dell'apparente realtà del mondo fenomenico. La ragione che guarda la Luce delle Luci è accecata come un pipistrello dal sole. È allora che una coscienza sorge nell'anima del proprio nulla. A questo punto (annientamento del sé) è possibile per l'uomo discernere la luce dello Spirito. In questo mondo si rispecchiano i vari attributi dell'Essere, e ogni atomo del Non-Essere riflette un attributo Divino: "Ogni atomo nasconde sotto il suo velo la straordinaria bellezza dell'anima del volto dell'Amato." E questi atomi non vedono l'ora di ricongiungersi alla loro fonte. Il viaggio verso l'Amato ha solo due fasi: morire a se stessi e unirsi alla Verità. Quando il sé inferiore dell'uomo è morto, il sé reale rimane ed è al di sopra del dominio della legge. Queste due fasi sono un circuito. Colui che ha girato intorno a questo circuito è un uomo perfetto. Quando nasce in questo mondo, l'uomo è posseduto da passioni malvagie, e se cede ad esse, la sua anima è perduta. Ma in ogni anima c'è un istinto per Dio e un desiderio di santità. Se l'uomo alimenterà questo istinto e svilupperà questo desiderio, una luce divina risplenderà su di lui e, pentendosi, si volterà e si avvierà verso Dio; gettandosi via, incontrerà e sarà unito alla Verità nello spirito. Questo è lo stato sacro dei santi e dei profeti. Ma l'uomo n