About the Book
Di Gesù Cristo - persona reale, essere umano - la storia non ci ha conservato nessun documento, nessuna prova, nessuna dimostrazione. Egli non ha scritto nulla. Anche Socrate, in vero, non scrisse nulla, insegnando solo oralmente. Ma tra Cristo e Socrate vi sono tre differenze capitali: la prima consistente nel fatto che Socrate non insegnò nulla che non fosse razionale, o meglio, umano, mentre Cristo a ben poca cosa di umano mescè molto di miracoloso; la seconda, derivante dalla circostanza che Socrate passò alla storia unicamente come persona naturale, laddove Cristo non fu né è conosciuto che come persona soprannaturale; la terza, infine, scaturente da ciò che Socrate ebbe per discepoli persone storiche che ci sono garanti della sua esistenza - quali Senofonte, Aristippo, Euclide, Fedone, Eschine, ed il divino Platone - mentre dei discepoli di Cristo nessuno è conosciuto se non attraverso i documenti sospetti della fede, come il loro Maestro. Talché, se dal fatto che Socrate non scrisse nulla non si potrebbe indurre la conclusione che egli non sia mai esistito, all'incontro tale conclusione scaturisce legittimamente, almeno a titolo di presunzione, dalla circostanza che Cristo, il quale pure sarebbe vissuto cinque secoli dopo, non lasciò nulla di scritto. Ma c'è ben dell'altro. Non solo Cristo non scrisse nulla, ma nulla neppure fu scritto di lui. Tolta la Bibbia - che, come vedremo, non solo non ci può fornire la prova che Cristo sia stato un uomo reale, ma ce ne fornisce molte, anzi è tutta quanta una prova del contrario - nessun autore profano, dei molti che sarebbero stati suoi contemporanei, ci ha lasciato qualche cenno di lui. I soli autori profani del suo tempo che fecero il suo nome - Flavio Giuseppe, Tacito, Svetonio e Plinio - o furono interpolati e falsificati, come i primi due, o, come gli altri due, parlarono di Cristo soltanto etimologicamente, per designare la superstizione che dal suo prese il nome ed i seguaci della medesima; ed in ogni caso scrissero senza averlo conosciuto e senza rendersi garanti della sua esistenza, molto tempo dopo e in cenni fuggevoli che, come dimostreremo, stanno a provare piuttosto ch'egli non è mai esistito. Ernesto Renan, il più grande dei cristologi, che ebbe il torto di darci la sua Vita di Gesù come una biografia, laddove non è che un abile romanzo, è pure costretto a riconoscere il silenzio della storia intorno al suo eroe. I paesi greci e romani - egli scrive - non udirono parlare di lui; il suo nome non apparisce negli autori profani che un secolo dopo e anche indirettamente, a proposito dei moti sediziosi dalle sue dottrine suscitati, o delle persecuzioni alle quali i suoi discepoli eran fatti segno. Nel seno medesimo del giudaismo, Gesù non lasciò impressione molto durevole. Filone, morto verso l'anno 50 nulla seppe di lui. Giuseppe, nato l'anno 37, e che scrisse in sul finire del secolo, rammenta la sua condanna in alcune linee come un avvenimento qualunque, ed annoverando le sette del tempo, omette i cristiani. La Mischna non serba traccia della nuova scuola; i passi delle due Gemare, ov'è nominato il fondatore del cristianesimo, non risalgono al di là del IV o del V secolo. Lo stesso silenzio della storia verso Cristo si constata anche verso gli Apostoli, sui quali non si hanno altri documenti all'infuori di quelli chiesastici, destituiti d'ogni valore probatorio, e che ce li fanno conoscere non come uomini naturali, ma come personaggi soprannaturali o perlomeno taumaturgici, il che fa tutt'uno. Circostanze, queste, le quali aumentano il significato del silenzio della storia intorno a Gesù Cristo, ed acquisteranno tutto il loro valore quando si vedrà che Cristo e Maria e gli Apostoli sono pure creazioni mitiche.