About the Book
Come si può "raccontare" Parigi, una città mondiale, una delle più importanti capitali europee, senza incorrere nel banale, nel dejà vu, in ripetizioni o cliché? Laddove novità architettonico-ingegneristiche, grandiose o futuristiche, non si siano aggiunte ultimamente al territorio urbano e al complesso dei suoi arredi, trasformando con intelligenza l'esistente? Naturalmente posso parlare dei musei, visitati anche per professione. E, poi? È a questo punto che scatta in me "qualcosa". Chissà, forse è l'idea giusta, capace di suscitare interesse in chi legge... D'altronde è là, davanti a me, davanti a tutti noi. Si può dire da sempre... Generazioni di uomini e donne, provenienti da tutto il globo, l'hanno desiderata, vista, ammirata. Infatti tutti la conoscono, anche se non si è mai stati a Parigi. Perché è il simbolo e la quintessenza della città. Là, alta nel cielo, visibile da ogni angolo della città e da fuori. Ma sì, è... la Tour Eiffel! Non solo perché è la "Torre" del mondo, per antonomasia. Ma perché rappresenta una parte, sia pur minima, sia pure "grandiosa", di una delle gigantesche e storiche Esposizioni Universali, tenutesi a Parigi a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Ecco che, sic et simpliciter, una delle mie ricorrenti visite alla megalopoli europea si tramuterà, sia pure parzialmente, in un'autentica "caccia al tesoro". Dove i "gioielli" sono i resti e le vestigia di ciò che è rimasto dopo ciascuna Esposizione. Anche perché era invalsa l'abitudine di disfarsi di quanto costruito, tra l'altro non sempre eseguito con materiale "precario"... Ho osservato i luoghi di diverse Esposizioni, come quelli di Montréal (1967) e di Lisbona (1998). Altri li ho visti in televisione. Non mi hanno interessato più di tanto. Quanto costruito non è sembrato, poi, troppo dissimile da ciò che possiamo vedere all'esterno. Non costituendo un grande palco, che faccia da tramite e da collante comunicativo tra società, genti e culture diverse. Come invece hanno fatto le Esposizioni di Parigi, tenutesi prima dell'avvento (o dell'esponenziale diffusione) della radio, prima, e della televisione, poi. E prima ancora dei viaggi: da quelli con la britannica Cook, a quelli di massa... Le Esposizioni 1855-1937 possiedono una marcia in più che, in seguito, nessun'altra avrà mai. Anche perché i tempi, il clima, le situazioni, gli avvenimenti, le cornici sociali e culturali, i modelli culturali e di riferimento sono radicalmente cambiati. Mentre in quegli anni esse rappresentavano, nel contempo, la "Manifestazione Massima" e una grandiosa vetrina del mondo. Fatta da edifici, prodotti, musiche, cibi, danze, arte, tecnologia, industria, invenzioni, uomini. Tanto da contribuire alla marcia del progresso nel corso della Seconda Rivoluzione Industriale. In una parola vi era racchiusa un'onnicomprensiva sintesi dell'universo umano, che a quei tempi si poteva solo sognare. Eccola, invece, a portata di passi e di treno. Perché basta solo un... biglietto d'ingresso! Singoli, famiglie intere e gruppi avranno a disposizione, al loro interno, un'immagine caleidoscopica del mondo, sia pure riveduta e corretta. Ben presto diventerà un must andarci: per divertirsi, essere alla moda, ma anche per conoscere... In quegli anni due sono state le Parigi, l'una all'interno dell'altra. Ma la "nuova", così attraente e desiderata, non doveva cercare di sostituirsi alla "vecchia", ma solo scomparire. La stessa Eiffel ha rischiato di fare quella fine nel 1909, anche se con lei l'Effimero si prenderà la più straordinaria delle rivincite! Uno dei principali motivi della singolare autodistruzione sta nel fatto che le Esposizioni si tenevano nel centro di Parigi, dove l'unico grande spazio disponibile era lo Champ-de-Mars. Ma qui c'è l'École Militaire ed è terreno militare. Utilizzato per le parate dei cadetti, oltre che per le corse dei cavalli, per le mongolfiere e per gli anniversari della rivoluzione fr