About the Book
"Perché non possiamo non dirci cristiani", come ci ha insegnato il grande storico e filosofo Benedetto Croce, ma è pur vero che periodicamente ci sentiamo di poter anche affermare, e a gran voce per giunta, che non possiamo non dirci democristiani... almeno un pò! Ma sì, perché quei cinquant'anni di storia repubblicana quasi interamente incarnata, o meglio compenetrata, dalla Dc, come le maree, tende a ri-tornare fuori e dentro di noi, per poi ri-sparire di nuovo, lasciando però dietro di sé una lunga scia di storie, fatti, avvenimenti e personaggi, che in un modo o nell'altro hanno fatto parte della vita di ognuno di noi, e che rimangono lì, in un angolo della nostra mente. Ricordi indelebili collegati al nostro vissuto familiare, ai nostri genitori e ai nostri nonni, e alle tante discussioni animatesi magari a tavola, durante "le feste di una volta", alle quali abbiamo inevitabilmente assistito, ignari - ma giustificati per motivi anagrafici - del profondo significato storico, politico e sociale di quel momento. Già, perché poi, in fondo, se li abbiamo votati, o non abbiamo più voluto votarli, quei personaggi, a lungo veri e indiscussi protagonisti della scena politica italiana per innumerevoli legislature, hanno segnato un'epoca indimenticabile, che oggi, più che mai, a giorni e "targhe alterne", viene tirata fuori, e ben rispolverata, dai cassetti della storia per ricordarne fatiche e conquiste di un tempo andato via per sempre: in primis quelle dell'Italia della Ricostruzione post-bellica e, in secundis, quelle dell'Italia del boom economico. Onori e oneri dunque tanto vissuti quanto filtrati da una società certo lontana anni luce dall'attuale - per bigottismo, per perbenismo, per pudicizia e morale pubblica comune che dir si voglia - ma che tuttavia costituisce e rappresenta, senza ombra di dubbio, un'opportunità per riflettere, partendo, s'intende, da una posizione iniziale possibilmente scevra da pregiudizi e preconcetti vari di qualunque sorta, sul vecchio, ma sempre nuovo, interrogativo che forse non ci abbandonerà mai: ovvero, da dove veniamo? E soprattutto, dove stiamo andando? O ancora meglio, dove vogliamo andare? Oggi, dopo il tramonto delle ideologie, dopo la dipartita dei partiti politici tradizionali, la confusione regna sovrana, e il sogno di un buon governo, stabile e lungimirante, talvolta sembra allontanarsi sempre più, annacquato e svuotato - quel sogno - da una marmellata pre e post elettorale legata a filo doppio alle stringenti, e spesso gioco forza miopi, logiche della comunicazione politica, che facciamo una gran fatica a spalmare sulla nostra difficile quotidianità, piena di problemi che non possono più attendere soluzioni iper procrastinate e stordite da troppi anni di crisi economica. E allora, ecco arrivare, in fase rem, i sogni del passato, le grandi stagioni della politica con la P maiuscola, i grandi protagonisti che l'hanno caratterizzata, e gli ancor più grandi obiettivi raggiunti e consolidati dalla nostra grande, sebbene perfettibile, democrazia. Conoscere e ricordare il passato, quindi, per immaginare il futuro, il mondo che verrà. Sembra essere proprio questo quel che resta del giorno.