Un'opera vicina al compendio filosofico ma espressa in forma narrativa, con un vero e proprio protagonista, Ivan, e alcuni personaggi secondari ricorrenti; un'evoluzione in stile contemporaneo dei dialoghi della filosofia antica, intrecciata ad un percorso onirico che si dipana in episodi.
L'orizzonte è quello metafisico-spirituale, mentre molteplici sono i possibili percorsi; filo conduttore del principale di essi è il tema della natura e percezione della realtà, costantemente messa in discussione non solo nei dialoghi tra i personaggi, ma nella stessa vita del protagonista, condita di apparizioni, visioni, e momenti surreali; l'inserimento di fattori tecnologici (con un'ampia disquisizione sulle Intelligenze Artificiali, che tocca livelli quasi distopici) è un ulteriore elemento che conduce in quella direzione.
L'ampio uso di simboli e ricorrenze permette sovente di andare oltre la parola scritta per trovare significati e tracciati di pensiero non necessariamente espliciti, lasciando intuire un complesso labirinto di vie interpretative esoteriche. Aiuti a procedere in tal senso sono disseminati ovunque, dalla struttura stessa dell'opera alle sue numerose epigrafi.
"E in tutte le cose sono disperso" va approcciata olisticamente, ogni sua interpretazione è interdipendente e funzionale al suo progetto complessivo; tale tipo di prospettiva particolare permea l'intera opera e diviene un mezzo indispensabile all'acquisizione di una nuova presa di coscienza volta al tentativo di comprendere l'uomo e l'esistenza: "...scoprire cosa ci rende esseri umani nel profondo e preservarlo in tutte le eventuali future forme, mantenere la nostra essenza e non permettere che venga dispersa in un mare tecno/genetico lucido ma informe, bensì elevarci al di sopra di esso ed usarlo come specchio in cui riflettere ciò che troppo spesso ci scordiamo di essere".
Tuttavia, appare chiaro che lo scopo della narrazione non sia quello di voler dare risposte, ma di stimolare riflessioni e generare domande, cosicché dalla semplice lettura si possa venir proiettati ad esperire il nodo gordiano dell'opera stessa; in tal senso la descrizione migliore del carattere del libro è quella data da Lucio a proposito di Ivan: "Sai fratello, massima per massima, prima di andare ti dirò una cosa su cui riflettevo l'altra volta. Forse esula un po' dal discorso fatto, ma forse no! Ecco, se proprio dovessi trovare un simbolo che meglio ti rappresenta, direi che sei una sorta di libro scritto su un nastro di Moebius: qualsiasi riga inizi a leggere l'argomento subisce lentamente una torsione verso la sua faccia metafisica e si trova a percorrere la strada dal lato opposto, per poi tornare al mondo fisico e così via all'infinito!"