Il bullismo è un fenomeno sociale caratterizzato da un comportamento spavaldo, arrogante, aggressivo e irriverente verso le norme, le regole sociali e legali. Andando oltre la definizione di bullismo voglio soffermarmi e riflettere su quelle che sono le caratteristiche che spingono il bullo ad agire. Il bullo irride l'altro per scaricare le proprie insicurezze e manifestare con forza la propria identità. Con la violenza e la sopraffazione il bullo urla: guardami! Sono qui! Quando si parla di bullismo è indispensabile farsi due domande. La prima: Chi è la vittima? La vittima è una persona vulnerabile e viene prescelta nel gruppo e dal gruppo proprio in quanto soggetto vulnerabile per farne un capro espiatorio su cui scaricare la propria energia distruttiva. La sua fragilità, non importa se fisica o caratteriale, rende la persona remissiva, passiva, nei confronti del gruppo e per questo motivo facile preda da isolare e attaccare. La seconda: Chi è il bullo? Il bullo è a sua volta una vittima. È fragile, esattamente come la vittima designata ma questa sua vulnerabilità lo rende aggressivo, violento, arrogante e per questo motivo riesce a soggiogare i coetanei, spesso spaventandoli, costringendoli all'indifferenza. È da questa consapevolezza che il mondo degli adulti deve partire se vuole comprendere cosa sia realmente il fenomeno del bullismo e se vuole reagire efficacemente. Vediamo ora alcuni semplici accorgimenti per combattere il bullismo. A livello personale si deve agire rafforzando la fragilità per fare spazio alle competenze individuali facendo leva sullo sviluppo delle seguenti abilità consapevolezza di sé, comprensione della propria realtà interiore ed esteriore, accettazione di sé e degli altri, sviluppo dell'empatia. Solo in seguito all'acquisizione delle competenze personali sarà possibile un equilibrato sviluppo delle competenze sociali e relazionali come: solidarietà, collaborazione, condivisione sociale. Per comprendere il fenomeno del bullismo è necessario andare oltre i comportamenti aggressivi, violenti, vessatori e persecutori e riscoprire le emozioni positive e propositive che fanno nascere la curiosità e la gioia di vivere. Come adulti abbiamo il dovere di dare la parola alle vittime che siano perseguitati o persecutori, ascoltando le ragioni del loro malessere interiore ed esistenziale.Il mondo degli adulti deve ritrovare il tempo, fatto di silenzio e volontà di comprensione, per osservare ed ascoltare in modo attento i propri figli, la generazione che sta crescendo sempre più sola anche se costantemente connessa. Non dimentichiamolo mai, le vittime annichilite dalla sofferenza patita, tendono a chiudersi in se stesse, tacciono, non chiedono aiuto né conforto. L'immagine struggente che mi attraversa la mente è quella consueta alla stazione dei pullman o dei treni, di un adolescente in mezzo ad altri coetanei che cammina solo, con le cuffiette nelle orecchie che sparano musica ad alto volume e il cappuccio della felpa tirato in testa.