Scrivere è un lavoro solitario, un lavoro che richiede disciplina, immobilità (fino a provarne il dolore nei muscoli e sul collo...) e concentrazione. Tuttavia il lavoro dello scrittore comporta nello stesso tempo una maledizione e una benedizione. La prima è rappresentata dalla pagina bianca, la seconda dal fatto che quel biancore accecante può essere riempito in qualunque parte del mondo. Basta un tavolo, una sedia, una presa di corrente, una connessione a internet e molta fantasia. Solo chi si trova ad affrontare la pagina bianca può capire quanto grande o quanto piccola possa essere, a seconda dei casi. Quanto pesi o quanto possa essere leggera. E c'è un momento, quando infine le parole sono fissate sulla carta, quando il foglio ha tutte le sue formichine sopra, che sollevo gli occhi e vorrei poter guardare il mare per cercare il suo riflesso; nell'attesa di vederlo mi limito a guardare fuori dalla finestra della mia cella e spesso immagino quel mare che vorrei avere come scenario del posto dove mi piacerebbe lavorare. Per uno scrittore o un musicista sviluppare un lavoro di qualità non è sufficiente, l'importante è che la sua opera non finisca ad ammuffirsi in qualche scatolone o cassetto di una casa editrice e in quel caso conta molto la fortuna
Aspettando un nuovo giorno è un'idea che mi è venuta alla mente quando l'editore di un giornale statunitense, per il quale collaboravo sporadicamente, mi chiese di scrivere un pezzo su un argomento specifico non superiore alle venticinque righe.
La cosa non fu per niente facile, dovetti lavorarci più del previsto perché non sempre si riesce in così poco spazio a rendere appieno i concetti da esporre. Da lì mi è venuta l'idea e ho cominciato a scrivere pezzi brevi sui temi più disparati. Poco a poco gli argomenti andavano aumentando e così mi sono posto la meta di superare il tetto dei cento frammenti e poi pubblicarlo.
E' quasi sempre nella notte che comincio a scrivere, poco a poco i rumori vanno scemando, il gracchio dei televisori svanisce quando si passa la mezzanotte e un'atmosfera quasi magica pervade le mura della mia cella. Metto su la macchinetta del caffé e comincio a scrivere. Per questo ho deciso di titolarlo Aspettando un nuovo giorno, le mie riflessioni sono state partorite quasi tutte in quell'attesa.
Sono passati circa due anni dal primo pensiero perché sono stato costretto a interrompere il mio lavoro per circa un anno per motivi personali, includendo la partecipazione al film Cesare deve morire, vincitore dell'Orso d'oro a Berlino di cinque David di Donatello e un Nastro d'Argento in Italia, dove ho interpretato il personaggio principale di Giulio Cesare. Con un po' di fortuna saremmo potuti arrivare a Los Angeles per gli Oscar come miglior film straniero ma nella vita non si può avere tutto...
Lo stile che mi ha sempre contraddistinto e lo scopo di questo libro è stato quello di trasmettere al lettore il mio punto di vista su situazioni attuali per dargli maggior consapevolezza della realtà del nostro tempo, spesso offuscata dai media e dai falsi profeti.
Giovanni Arcuri è nato a Roma nel 1957.
Figlio di un avvocato e di un medico legale ha cominciato a viaggiare fin da giovanissimo.
Poliglotta, ha lavorato come imprenditore e come consulente finanziario negli Stati Uniti ed in America Latina.
Ha esordito nel 2005 IL NEMICO INVISIBILE pubblicato nel 2008 e LIBERO DENTRO nel 2011.
ASPETTANDO UN NUOVO GIORNO è il suo ultimo libro, diviso in due parti, la prima (2008/2011) dopo una pausa di un anno che lo ha visto protagonista del film "Cesare deve morire", Orso d'oro a Berlino, in cui interpreta Giulio Cesare. La seconda (2016/2019), dopo una drammatica vicenda personale oggi conclusa.