L'idea è quella di ripensare la relazione tra il soggetto e l'indagine metafisica. Il nodo teorico del discorso è la contaminazione sinestetica tra esperienza vivente ed esperienza metafisica. Il riferimento alla sinestesia viene esibito per analogia: anche qui, sfere apparentemente eterogenee si trovano a comporre una combinazione articolata che diviene processo unitario. Consideriamo l'ignoto come oggetto peculiare dell'esperienza metafisica (in qualche modo, riecheggia il Bataille dell'esperienza interiore). Il confronto serrato con l'ignoto diventa un'urgenza percettiva del soggetto: egli vuole poter pensare l'impercipi (il tormento del noumeno, l'incombenza dell'invisibile) ma tenta di farlo attraverso delle dotazioni percettive (cfr. capitolo I: Metrica). La disposizione percettiva assume quindi un ruolo essenziale: il vivente si pone la questione dell'ignoto attraverso una dinamica inventiva (occorre mantenere l'ambiguità intrinseca al verbo latino invenio: scoperta/creazione), la quale si serve di ciò che Kant definiva immaginazione produttiva e che dovrebbe istituire un nesso tra la sfera sensibile e quella intelligibile (cfr. a riguardo anche l'interpretazione simbolica di Jung). In tal senso, la dinamica inventiva, da un lato, esplicita/scopre il problema dell'ignoto (l'ignoto viene-incontro al soggetto, in questo ha delle affinità con l'Essere heideggeriano), dall'altro lato, non può che crearsi un'immagine di esso (costruzione di metafore o di altri elementi figurativi). Il soggetto si biforca: patisce l'ignoto e lo ricrea. Per questa ragione, l'attitudine sinestetica è la chiave del pensiero inventivo (ars gorgotica): la contaminazione tra sfere eterogenee avviene già a monte e per il tramite dell'invenio - si consideri, ad esempio, il caso del linguaggio come deposito di soglie non-verbali.
Su questo decentramento non-verbale del linguaggio abbiamo tentato di operare attraverso la creazione grafica: con l'utilizzo di un generatore di immagini IA e inserendo spezzoni di testo come istruzioni fornite al software abbiamo ricavato alcune illustrazioni. In tal modo, l'immagine risulta scaturire direttamente dal testo, benché attivata secondo registri e parametri ad esso eterogenei. Si tratterebbe, dunque, di far fermentare il pensiero fino a che dalla sua carcassa non si sprigioni qualcosa di ibrido: il senso convertito in immagine, esibizione visibile dell'invisibile, quindi dell'ignoto. Tutto il lavoro grafico è stato svolto da Marco Bellomo.
La prima sezione (Metrica) introduce gli strumenti teorici che saranno utilizzati nel resto della trattazione: le soglie, gli scorci e le gole.
La seconda sezione (Ignoto e indagine) pone al centro la questione dell'ignoto: il problema verrà esaminato a partire da varie prospettive e l'ignoto verrà infine assunto come figura decisiva attorno alla quale imperniare il discorso metafisico (in questa determinazione dell'indeterminato sono evidenti i richiami alla poetica di Novalis). L'ignoto viene dunque posto in relazione con quella particolare tipologia di pensiero che si è già esplicitata come sinestetica.
La terza sezione (Gorgo e potrema) ha la pretesa di giungere a una riconfigurazione essenziale non solo della figura del soggetto vivente, ma anche delle strutture ontologiche in sé si tenta quindi di fornire una nuova chiave di lettura ai rapporti tra essere, non-essere e divenire.
Si chiude con una breve appendice di testi e sperimentazioni poetiche - Idilli di Lisbona - il cui titolo è una variazione burlesca sugli Idilli di Messina di Nietzsche.