Arianna e Filippo decidono di trascorrere la loro luna di miele nella Penisola di Phuket, a Khao Lak, in Thailandia.
Correva allora il giorno 26 di dicembre dell'anno 2004.
Il giorno del drammatico Tsunami nell'Oceano Indiano.
Quella mattina Filippo scompare, probabilmente travolto dall'onda di maremoto, come migliaia di altre persone che si trovavano quel giorno festivo sulle coste della Thailandia e in altri luoghi che sarebbero stati invasi e devastati dall'onda di Tsunami.
Arianna si ritrova miracolosamente salva, è vero, ma di colpo sola e vedova a vent'anni.
Rientra perciò in Italia, a Roma, dove tenta di ricominciare in qualche modo la propria vita contrastando il "dolore dell'assenza" con tutte le armi possibili della ragione e della buona volontà, nel tentativo cosciente di ricostruire gradualmente il proprio Sé, compromesso dal lutto e dall'inevitabile sofferenza seguita.
Da coscienziosa letterata, qual'è, Arianna si tuffa nello studio del Mito Greco tentando contemporaneamente di fare luce su quei "meccanismi nascosti" della Realtà che si celano dietro al "Velo di Maja delle Apparenze".
Si tratta di quei meccanismi invisibili ed eterni vincolati all'idea del "tempo ciclico" che, a suo parere, tanto il mito che il rito affrontano e in qualche modo "risolvono".
Così, a fatica, Arianna ripercorre tutte le tappe dell'elaborazione del lutto e reimposta la propria vita, riemergendo gradualmente da quella condizione di sofferenza esistenziale evidente e latente, anche grazie allo studio approfondito della Civiltà Greca.
Quand'ecco che una bella mattina, una voce interiore le comunica all'improvviso una notizia che a prima vista le risulterà assurda e inammissibile ma che, tuttavia, proietterà il romanzo verso un epilogo impensabile.