About the Book
Ripercorrendo l'arco dell'intera vita professionale della costumista Adriana Berselli il libro traccia contestualmente la fisionomia di un mestiere complesso. Dal corso di costume presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, frequentato nel biennio 1949-51, la storia di Berselli si misura con l'evoluzione delle arti rappresentative e performative, dal secondo dopoguerra ai primi anni di questo secolo, in Italia e all'estero.Che si sia trattato di lavorare per il cinema o il teatro, la televisione o la pubblicità, l'arte di Adriana Berselli è testimonianza di una capacità creativa e interpretativa coordinata e funzionale alla pluralità delle espressioni artistiche coinvolte in ogni singola rappresentazione, dalla regia, alla sceneggiatura, dalla scenografia alla fotografia. Il volume restituisce al pubblico dei lettori contemporanei la ricchezza esperienziale degli incontri della costumista con registi quali Alessandro Blasetti, Dino Risi, Luigi Comencini, Michelangelo Antonioni e Roman Polanski, Carlo Lizzani e George Pan Cosmatos, e con attrici e attori quali Jean Marais, Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica, Totò, Sophia Loren, Virna Lisi, Monica Vitti, Burt Lancaster, Giorgio Albertazzi, solo per citarne alcuni. Accanto ai nomi più rappresentativi del mondo cinematografico, l'intervista mette in luce la collaborazione con le più importanti sartorie cine-teatrali e con i creatori di mode. Corredato da una formidabile e in gran parte inedita collezione di disegni, bozzetti, fotografie, fotogrammi, il libro illustra in particolare come Adriana Berselli abbia amato confrontarsi con il film di ambientazione contemporanea, osservando, interpretando, riusando creativamente i codici del vestiario del proprio tempo.
About the Author: Vittoria Caterina Caratozzolo insegna Storia e Teoria della Moda presso il Master in Fashion Studies dell'Università "Sapienza" di Roma. Ha pubblicato saggi in rivista e volume sulla moda italiana. I suoi attuali temi di ricerca riguardano le rappresentazioni della moda, gli esotismi e la globalizzazione culturale. Recentemente ha pubblicato i saggi Irene Brin e Piccolo Dizionario dell'Alta Moda Italiana, in Bellissima. L'Italia dell'Alta Moda 1945-1968, Electa, 2014; Reorienting Fashion: Italy's Wayfinding after World War II, in The Glamour of Italian Fashion 1945-2014, ed. Sonnet Stanfill, Victoria and Albert Publishing, 2014; Visibly Fashionable: The Changing Role of Clothes in the Everyday Life of Italian American Immigrant Women, in Making Italian America. Consumer Culture and the Production of Ethnic Identities, ed. Simone Cinotto, Fordham University Press, 2014; "Fashion is Spinach" di Elizabeth Hawes. Manifesto di indipendenza sartoriale, in Letterature d'America, 2015. Silvia Tarquini, dottore di ricerca in cinema e nuovi media presso la Terza Università di Roma, lavora in Cineteca Nazionale, dove si occupa di editoria e comunicazione. Scrive di cinema, video, erformance e arti visive. Ha curato i volumi L'inganno più dolce. Il cinema di Alberto Lattuada, Centro Sperimentale di Cinematografia, 2009; La luce come pensiero, Editoria & Spettacolo, 2010; Fabrizio Crisafulli. Un teatro dell'essere, Editoria & Spettacolo, 2010; Marc Scialom. Impasse du cinéma. Esilio, memoria, utopia / Exil, mémoire, utopie, Artdigiland, 2012. Ha pubblicato saggi su Wim Wenders, Cesare Zavattini, Valerio Zurlini, Toni Servillo, ha collaborato con riviste quali Bianco & Nero, Arte e critica, La Furia Umana, L'Illuminista. Dirige Artdigiland, casa editrice internazionale multilingue con sede a Dublino, da lei stessa fondata nel 2011, con la quale pubblica libri di cinema, teatro, arti visive, e opere letterarie.