About the Book
Il 16 aprile è stato un triste giorno per la narrativa, per la letteratura, per la scrittura lato sensu e la Cultura tout court. Un giorno triste per chi ama leggere, per chi si nutre di quelle pagine che hanno contribuito a migliorare la qualità della nostra vita interiore. Sì, perché, come tutti saprete, cari lettori, giovedì 16 aprile 2020 ad Oviedo, in Spagna, si è spento un uomo sui generis, un uomo gentile e geniale, un uomo impegnato e coerente, che amava la vita e che ci ha insegnato, attraverso i suoi scritti, a capire e riconoscere quando è il momento di lasciarsi andare, di volare con la fantasia, di guardare oltre i limiti e le barriere, oltre le convenzioni e i cliché che tarpano le emozioni, i sentimenti, la capacità di sognare, pur rimanendo necessariamente con i piedi per terra, o meglio, perché no, parafrasando Ennio Flaiano, saldamente poggiati sulle nuvole. Aveva solo 70 anni Luis Sepùlveda Calfucura, era nato il 4 ottobre del 1949 ad Ovalle, in Cile. Pochi, troppi pochi per quanto aveva ancora da dare, da comunicare, da ideare e creare con la sua inarrestabile fantasia, una vena letteraria votata al racconto, la sua, che tra fiaba e realtà, ha fatto spiccare il volo a tanti dei suoi numerosissimi ed affezionatissimi lettori. Un volo dentro se stessi e dentro il mondo, un volo alla riscoperta delle immense potenzialità animiche, emozionali, relazionali, empatiche, resilienti, di cui disponiamo, di cui siamo dotati, ma che spesso trascuriamo, e che teniamo lì, ancorate in disparte, un po' per indolenza, un po' per pigrizia, in realtà per paura di volare veramente, mettendo a nudo ciò che siamo, ciò che amiamo a dispetto delle apparenze, delle opportunità, delle linee guida, chiamiamole così, dettate da un tendenziale modus vivendi frenetico e liquido, come un altro grande pensatore, Zygmunt Bauman, ci ha ampiamente illustrato. Eh già, perché la cultura della vita, così come quella dei sentimenti, passa inevitabilmente tra le righe degli autori che riescono a trasmetterla, quella cultura, quella predisposizione, quasi fosse propedeutica alla vita stessa, come un prerequisito indispensabile per poter affrontare con cognizione gli esami della vita, appunto, che, come si sa, non finiscono mai...