PREFAZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE (1991)«Cento errori?!» mi interruppe, sbalordito, l'amico con cui mi stavo confidando (dirige una piccola azienda, e il suo mondo è così lontano dal mio). Era chiaro che, se già l'idea che un libro di testo potesse sbagliare lo lasciava interdetto, il fatto che, di errori, io intendessi esibirne un simile quantitativo doveva veramente sembrargli, in tutti i sensi, un'enormità. Ero preparato al suo stupore: la gente sa tutto sui mali della scuola, ma conserva nei riguardi del manuale scolastico una soggezione religiosa.
«Chissà quanti libri - esclamò - ti sarai dovuto leggere da cima a fondo... avrai passato mesi in biblioteca!».
«Ma no - risposi - non è stata necessaria nessuna particolare ricerca. Semplicemente, da qualche tempo (forse un paio d'anni) ho preso l'abitudine di prender nota di ciò che, relativamente alla fisica, non mi sembra corretto nei manuali scolastici che mi capitano tra mano. I testi implicati nella vicenda sono in tutto una trentina, ma la maggior parte del 'materiale' proviene da non più di dieci, dodici libri: una frazione minima di quanto si potrebbe reperire nelle librerie scolastiche.»
Mi guardava allibito.
«Cento errori - gli dissi - ti sembrano tanti? Cento errori non sono niente: il numero cento è un puro simbolo. Sappi che, ad uso di non so quale pubblico, ci sono in circolazione libercoli indescrivibili, veri campionari di sciocchezze, sui quali cento errori si potrebbero trovare, ad averne voglia, in un pomeriggio... Tuttavia, gli errori che ho selezionato per il libro provengono in buona parte da testi di ottimo livello, non di rado da testi universitari.»
«E tu intenderesti citare, per ogni errore, la relativa provenienza?»
«Ci ho pensato a lungo. Da un certo punto di vista, la citazione sarebbe l'ideale: il documento risulterebbe senz'altro più incisivo, più efficace. Ma c'è il rischio che il tutto finisca per apparire come una sorta di antipatica denuncia ad personam. Perciò, niente citazione: mi limiterò a segnalare, onde il lettore possa meglio inquadrare il problema, se il testo è italiano o no, e a quale ordine di scuola è destinato.
«Del resto, l'idea di una raccolta di errori tratta dai testi scolastici non è nata con fini scandalistici. L'intenzione vera era quella di aiutare il lettore - e pensavo soprattutto agli studenti della maturità e dei primi anni delle facoltà scientifiche - a sbrogliare la matassa, a mettere ordine, a fare luce su alcune idee importanti della fisica di base: mi piaceva pensare che forse qualcuno si sarebbe riconciliato con la materia, e il titolo che avevo in mente per il libro era fisica è bello.
«Ti voglio dire una cosa: ho la più grande stima e la più grande simpatia per lo studente che vorrebbe capire, e invano si arrovella sul libro di testo, e si ritrova solo e demoralizzato con i suoi perché senza risposta: mi schiero dalla sua parte. E davvero provo nei suoi riguardi un senso profondo di solidarietà, perché a questo punto io so con certezza quello che lui nemmeno immagina: che molte volte la colpa non è sua, e la sua è un'ingiusta fatica. Questo libro è per lui, perché anche lui lo deve sapere.»
Milano, gennaio 1991